Un mago “In scena!” – Luci e colori nei costumi di Caramba al Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto di Torino

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La mostra dedicata a Luigi Sapelli, mago dei costumi teatrali, è tra  quelle più apprezzate della primavera torinese 2022. Inaugurata nei giorni scorsi, “In scena! Luci e colori nei costumi di Caramba” sarà visitabile al Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto (via Po 55 – www.fondazioneaccorsi-ometto.it ) fino  al 4 settembre.

La Fondazione Accorsi-Ometto rende omaggio alla bellezza, intesa come eleganza delle forme, preziosità dei tessuti e cura dei particolari, con una splendida esposizione, a cura di Silvia Mira,  che mette in risalto l’altissimo livello della produzione del costumista piemontese, attraverso una quarantina di costumi, scelti tra gli oltre tremila appartenenti alla collezione Devalle di Torino.

Tra i pezzi più iconici del lavoro della Casa d’Arte Caramba, fondata nel 1909 a Milano, sono esposti: preziosi esemplari per il dramma d’annunziano Parisina e per la prima della Turandot del 1926 con la direzione di Toscanini alla Scala di Milano; i costumi rinascimentali realizzati con i preziosi velluti di Mariano Fortuny e i costumi per Elisa Cegani e Luisa Ferida, firmati da Gino Carlo Sensani, nel film del 1941 La corona di ferro di Alessandro Blasetti.

 




In mostra si trovano anche diversi tessuti della Manifattura Mariano Fortuny, a sottolineare la collaborazione tra i due artisti iniziata all’indomani della creazione della Casa d’Arte Caramba, una vera e propria fucina del “mago” – così come spesso era definito – in cui si riunivano diverse professionalità, dai sarti, alle ricamatrici, ai calzolai, ai fabbri, in grado di dar vita a costumi di eccezionale valore artistico.

Magnifici, poi, i bozzetti della collezione della Sartoria Teatrale Pipi di Palermo, dettagliatissimi da un punto di vista pittorico rispetto alla consueta produzione di Caramba che spesso ne disegnava di meno particolareggiati.

Un viaggio tra tessuti pregiati, ricami preziosi e colori ottenuti con tinture manuali che esprimono l’assoluta eccellenza delle maestranze che Caramba riunì sotto la sua direzione, creando non solo costumi per la scena, ma anche meravigliosi abiti per la brillante vita privata delle dive e per le signore alla moda di tutta Europa.

“Quando si dice: la tale o tal’altra produzione scenica è foggiata sui figurini di Caramba il pubblico sa già per lunga prova che assisterà ad una festa di colori e di luce; che avrà dinanzi agli occhi quadri vivi e veri…” così scriveva nel 1907 Giuseppe Adami.

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Luigi Sapelli  (Pinerolo, 1865 – Milano, 1936) passò dal giornalismo satirico alla critica teatrale per poi diventare costumista, scenografo e regista. Negli anni torinesi del liceo cominciò frequentare il caffè Molinari, dando voce alle sue critiche pungenti e facendosi notare per il modo eccentrico di vestire e per l’uso frequente dell’esclamazione spagnola “caramba” che, a partire dal 1884, diviene il suo nome d’arte. Nel 1883 a Torino fondò e diresse la rivista Libellula dove apparvero i suoi figurini. La prima “rivoluzione” avvenne quando tolse al costume di Manrico del Trovatore la consueta frangia d’argento perché la trovava offensiva «per la verosimiglianza e l’estetica» del personaggio: il figurinista non doveva più pensare il costume teatrale come a un semplice travestimento, ma
come lo strumento per rivelare l’identità del personaggio. Dal 1884 collaborò con diversi periodici teatrali e umoristici, inventando una critica teatrale realizzata attraverso vignette caricaturali. Fondamentale, nel 1897, fu l’incontro a Torino con il direttore d’orchestra Arturo Toscanini e il produttore napoletano di operette Ciro Scognamiglio i quali, sebbene provenienti da culture teatrali lontanissime, erano mossi dallo stesso desiderio di cambiamento che trovava in Caramba un promotore d’eccezione. Con il primo, che voleva riportare nel mondo della lirica artigiani specializzati e un pubblico rigoroso, la collaborazione cominciò solo nel 1922, quando Caramba
fu chiamato alla Scala come direttore degli allestimenti scenici. Con il secondo, invece, si realizzò subito l’ambizioso progetto di dare nuova veste scenica all’operetta, cambiandone il repertorio, adottando ingegnosi allestimenti e spettacolari colpi di scena ed elevando un genere da sempre considerato minore. L’esperienza operettistica di Caramba durò fino agli anni Venti del Novecento e fece scuola persino a Parigi e a Vienna, laddove il genere era nato. A cavallo fra i due secoli il nome di Caramba corse dalla lirica alle operette, dal balletto alla rivista,
dalle compagnie di prosa al repertorio dei grandi attori. La sua variegata e fortunata carriera fu costellata da successi internazionali, dall’Opera di Parigi al Metropolitan Opera House di New York, e da collaborazioni fruttuose con le più importanti realtà artistiche italiane e i suoi più grandi protagonisti. Adorato da Lydia Borelli, dalle sorelle
Gramatica, e da Virginia Reiter, fu un punto di riferimento per Eleonora Duse che per la creazione
dei propri abiti poteva permettersi cifre da capogiro. L’epiteto di ‘Mago’ gli venne dato nel 1908 in occasione della prima rivista italiana, Turlupineide, per la quale crea innumerevoli effetti scenici. Gli anni trascorsi alla Scala corrisposero agli anni della sua maturità artistica: il suo straordinario estro e la sua inesauribile vena creativa furono impiegate per realizzare con Toscanini il progetto di rinascita del teatro milanese. L’impresa fu coronata da riconoscimenti e successi, come la rappresentazione postuma della prima della Turandot di Giacomo Puccini, con la direzione di Toscanini e il suo allestimento scenico. Il 10 novembre 1936 Caramba si spegne nella sua casa di Milano. Due giorni dopo, il feretro si ferma davanti alla Scala e dal balcone del teatro viene lanciata dalle allieve del corpo di ballo una pioggia di petali.

 




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