Vita e arte, vita e sogno: Eraldo Ghietti scompone e ricompone realtà e idee, scompiglia le carte e, con i colori, dà forma ai propri mondi
Fuori dagli schemi, anche mentali, e dalle convenzioni, anche di stile e di genere, fuori dal coro ma sempre dentro, totalmente immerso, calato in una realtà in continua trasformazione in cui non esistono linee di demarcazione netta tra reale e surreale, verità e immaginazione, logica e fantasticheria, semplicità e complessità, riflessione ed emozione, sguardo e visione, vita e arte, vita e sogno. Eraldo Ghietti non si ferma in superficie, non ha paura di percorrere strade nuove, esplorare terre e navigare in mari sconosciuti per penetrare fino all’essenza delle cose, coglierne il senso, afferrarne il significato, raggiungerne la linfa e assaporarne il succo.
La personale di Ghietti “Intus legere” (12-27 settembre 2020) segna l’avvio delle iniziative culturali nella sala mostre della Biblioteca Civica di Carignano dopo i lunghi mesi di pausa imposti dall’emergenza sanitaria: che la ripartenza avvenga con opere cariche di energia, palpitanti di colori e di luce, ci sembra una scelta particolarmente felice. Più che un invito all’ottimismo, un’offerta di cura per lo spirito, una vitamina per l’anima, da bere con gli occhi e assorbire attraverso ogni cellula.
E sono proprio i colori, squillanti, vividi, densi, caldi e tracimanti, magma caleidoscopico di iridescenze e di filamenti, forza lavica dirompente capace di penetrare in ogni interstizio, a imporsi sulle superfici dipinte. “Per me i colori sono degli esseri viventi, degli individui molto evoluti che si integrano con noi e con tutto il mondo. I colori sono i veri abitanti dello spazio”, sosteneva il pittore Yves Klein, ipotesi che pare assumere un’evidenza tangibile nella pittura di Ghietti, che lascia il colore libero di espandersi. Ecco così che il suo personale mondo sposta i confini sempre più in là, che cieli e nuvole e prati oltrepassano i margini e osano occupare le cornici, andrebbero persino oltre se fosse loro concesso. Un mondo psichedelico in bilico tra inferno e paradiso, il suo, che esercita uno straordinario potere di attrazione, quando non di seduzione, che inghiotte le Alici che si pongono davanti allo specchio.
La natura, i luoghi amati, sono solo alcuni dei temi che ricorrono nei lavori che Eraldo Ghietti presenta a Carignano in questa mostra che propone una quarantina di opere su tela e su tavola, selezionate tra quelle più recenti o prodotte per l’occasione.
Spesso spiazzante, mai scontato o didascalico, diretto e refrattario ai compromessi, l’artista carignanese non teme di farsi guidare dall’istinto e dà forma e colori all’intuizione e ai propri universi interiori; la padronanza assoluta della tecnica e dei mezzi espressivi e degli “strumenti del mestiere” gli consentono una disinvoltura e una fluidità che, combinate con la facilità comunicativa, rendono le sue opere, per quanto meditate, spontanee e immediate, autentiche, dall’improvvisazione e dalla casualità come dalle tentazioni del virtuosismo e dell’esercizio di stile.
Il risultato sono quadri saporiti e succulenti come i piatti che escono dalla sua cucina, altra sua vocazione, o forse sempre la stessa ma declinata diversamente. Sapori forti e dosati con sapienza, intrisi di sole, di ironia, di gioia di vivere, di allegria, di erotismo; ma anche sapori più tenui, dolci, delicatamente profumati.
Paesaggi di collina, alberi, campagna, scorci di paese, facciate di chiese e facce, case, cani, gatti, ritratti e autoritratti, ortaggi, frutti, bocche e occhi spalancati, becchi, insetti, bizzarrie, innesti, intrecci, animali antropomorfi, uccelli, umanità varia, oggetti animati, episodi, situazioni: Eraldo Ghietti scompone e ricompone tessere di realtà e di idee, mescola i colori e scompiglia le carte, a misura dei propri desideri e delle proprie fantasie, attingendo anche dalla quotidianità, con grande divertimento, gusto per il grottesco, per il gioco e per le parole, senso dell’umorismo; sorriso e sberleffo, scherzo e risata; inno alla vita, alla sensualità, ai piaceri dello spirito e della carne, e qualche concessione ad atmosfere più intime e ad uno sguardo più morbido e tenero, note poetiche e affettuose di una personalità dalle mille sfaccettature.
Immagini vibranti, un caleidoscopico mondo in movimento, scosso dal ritmo e dall’energia, che si tratti di un temporale in arrivo o dei capelli di una donna, Ghietti ci suggerisce di attraversare lo specchio di Alice e di entrare, se vogliamo, nella sua realtà parallela e caotica popolata di esseri sorprendenti, di pesci infilzati da rapanelli, di libellule, aerei, figure e oggetti dalle proporzioni stravolte, sospesi, galleggianti o volanti in uno spazio dalle prospettive rivisitate.
Infinite le fonti di ispirazione e infiniti i richiami, artistici e culturali, talvolta esplicitamente dichiarati come nel caso di Magritte. Ma Ghietti ha elaborato un linguaggio originale, personalissimo, pop e sofisticato, filtrato dall’esperienza e dalla conoscenza ma ancorato alla contemporaneità e al presente, proiettato verso il futuro; impermeabile alle lusinghe e alle mode, al compiacimento e all’autocompiacimento, va per la sua strada, privo di ogni interesse a seguire l’onda così come ad andare contro corrente.
L’incredibile che diventa credibile, l’improbabile che diventa plausibile, è il prodigio che sa compiere Ghietti scardinando codici e mettendo in discussione verità preconfezionate : più veri del vero il pesce uccello da bestiario medievale, un asparago che spunta da una testa, lumache che si preparano per uscire alla sera nello spazio sui dischi volanti, ad esempio.
Per chi accetta il rischio di guardare davvero, sono fermi immagine pronti a ripartire e dispiegarsi in narrazione: un racconto per chi sa ascoltare, per chi sa leggere e leggersi dentro, per chi accoglie l’invito, o la sfida, ad entrare, sensi e cervello, nella trama, svolgendo in esso un ruolo attivo e, appunto, intelligente. E, senza pregiudizi e riserve mentali, trovare la meraviglia nelle piccole e nelle grandi cose.
Cristina Cavaglià