Trent’anni dall’alluvione del Piemonte del 1994: uno sguardo al passato, al presente, al futuro – Convegno dell’Ordine dei Geologi del Piemonte lunedì 4 novembre
A trent’anni dai giorni terribili dell‘alluvione, durante i quali la regione scoprì tutta la sua fragilità, l’Ordine dei Geologi del Piemonte – in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino, il CNR-IRPI e il supporto tecnico di SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale) – organizza un convegno per ricordare quell’evento drammatico e fare il punto della situazione, tra passato, presente e futuro. Appuntamento lunedì 4 novembre nella sede della Città Metropolitana.
Sarà un’importante giornata di approfondimento e confronto tra esperti del settore e si svolgerà nell’Auditorium della Città Metropolitana (corso Inghilterra 7; inizio ore 8.30). Titolo: “Trent’anni dall’alluvione del Piemonte del 1994: uno sguardo al
passato, al presente, al futuro”. Ingresso gratuito, iscrizione necessaria. Ulteriori informazioni sulla disponibilità dei posti: www.geologipiemonte.it
Dopo la siccità che ha flagellato l’Italia e il Nord Ovest fra il 2022 e il 2023, nell’anno in corso la situazione si è completamente ribaltata e in Piemonte si registrano livelli di pioggia tra i più alti da metà Novecento. Una tendenza che ha riportato alla luce criticità e problemi che, forse, qualcuno pensava superati. Basti vedere che cosa è successo nelle ultime settimane in Emilia Romagna, Sicilia, Liguria e Veneto, per citare solo gli eventi alluvionali più recenti.
Ugo De la Pierre, presidente dell’Ordine dei Geologi del Piemonte, lancia un grido d’allarme: “Siamo preoccupati per come continuano ad essere gestite concretamente le politiche territoriali nell’ambito dell’assetto idrogeologico. È inammissibile che, durante gli eventi alluvionali, si debba ancora assistere ad immagini di danni connessi, ad esempio, a crolli di edifici, talora anche recenti, situati a ridosso di sponde e di torrenti, oppure ad esondazioni in corrispondenza di ponti già interessati da analoghi eventi”.
Guardando al Piemonte, il quadro dovrebbe essere meno sconfortante se si considerano le ingenti risorse investite dalla
Regione dagli anni 2000 ad oggi per far in modo che tutti i Comuni si dotino di adeguati studi geologici che indirizzino le scelte urbanistiche, con l’obiettivo di preservare l’equilibrio idrogeologico da continui disastri. Invece si fatica a tenere aggiornata la contabilità degli eventi alluvionali: negli ultimi 24 anni si registrano quelli del 2000, 2002, 2008, 2009, 2011, 2012, 2013, 2014, 2016, 2019 e 2020, con protagoniste varie zone del territorio regionale.
Senza dimenticare l’episodio più circoscritto, ma comunque devastante, dell’agosto 2023, quando a Bardonecchia esondarono il rio Frejus e il rio Merdovine causando gravi danni al centro abitato.
De la Pierre sposta l’attenzione dalla pianura, dove in questi trent’anni tanto è stato fatto, alla montagna: “È necessario approfondire le caratteristiche dei bacini montani, per capire come reagiscono alle piogge in funzione dell’estensione del substrato roccioso e della
percentuale di materiali sospesi sorgente, ad esempio detriti di falda, accumuli da dissesti, semplice copertura vegetale. Questi, infatti, potrebbero essere presi in carico in caso di eventi atmosferici. La conoscenza di questi aspetti può contrastare e mitigare la pericolosità di fenomeni tipo le colate detritiche e i flussi iperconcentrati che possono provocare danni ingenti a valle, come nel caso di
Bardonecchia. Bisogna continuare a monitorare il territorio e a impegnare risorse economiche”.
Sul tema della salvaguardia ambientale non sempre la politica sembra andare nella giusta direzione, rileva il Presidente dell’Ordine :. “Spesso, infatti, ci si scontra con la tendenza a dimenticare le calamità e a ritornare sui propri pass. Negli ultimi anni, in Piemonte, sono stati licenziati dei provvedimenti che consentono, se non addirittura incentivano, in nome della tanto decantata semplificazione, interventi che vanno in direzione opposta a quella che dovrebbe garantire la salvaguardia dei territori e la sicurezza delle popolazioni. Ci riferiamo, ad esempio, al decreto “Riparti Piemonte” del 2020: accanto a misure apprezzabili finalizzate alla riduzione dei tempi di approvazione dei PRGC, ne propone altre oggettivamente pericolose, come l’articolo 75, che consente, di fatto, una riduzione delle fasce di rispetto da fiumi e torrenti. Oppure gli articoli 60, 62 e 63, che inficiano l’efficacia degli studi geologici di corredo alla pianificazione urbanistica. Da una parte, quindi, si interviene per tamponare le emergenze, dall’altra si (ri)creano
le condizioni perché queste emergenze si ripetano nel tempo. «Non possiamo che ribadire, ancora una volta, la piena disponibilità e collaborazione dell’Ordine regionale dei Geologi del Piemonte ad un confronto costante e costruttivo con tutti gli Enti preposti”.
L’obiettivo, spiega De la Pierre, ” dev’essere quello di concordare strumenti giuridici adeguati e propedeutici a nuove politiche territoriali anche di decostruzione. Bisogna infatti mitigare il rischio e promuovere un equilibrato sviluppo urbanistico e una corretta tutela del suolo, preservando l’equilibrio idrogeologico del territorio. Il nostro auspicio è che la politica continui ad essere attenta, soprattutto al consumo di suolo. Sul tema, infatti, la legge regionale 13 prevede molti limiti, poi però va fatta rispettare”.
In ultimo, è necessario accrescere la consapevolezza della popolazione sul concetto di rischio. “Le normative comunali sulla mitigazione dei rischi nelle zone suscettibili al dissesto sono molto avanzate. Bisogna portare avanti un’azione di comunicazione mirata ed efficace sugli abitanti, in modo che comprendano che se esistono dei vincoli, non è per vessarli ma perché necessari ad evitare future tragedie”..
L’appuntamento vedrà nomi illustri ed esperti del settore alternarsi lungo tutta la giornata. Un programma fitto di interventi, che partendo dall’alluvione di trent’anni fa, punta ad affrontare la questione alluvionale a 360 gradi, facendo il punto della situazione, anche alla luce dei recenti accadimenti in Emilia Romagna, Sicilia, Liguria, Veneto e in altre regioni italiane.
“In questa giornata cominceremo col ripercorrere quanto successe trent’anni fa e ciò che maturò in seguito – spiega il presidente dell’Ordine, De la Pierre -. Proseguiremo soffermandoci sulla legislazione successiva all’evento alluvionale, che ha determinato un cambio di visione e di approccio nella gestione del territorio. Poi, presenteremo nuovi strumenti tecnologici di progettazione come l’applicativo RASTEM, utilissimo nella valutazione e implementazione della qualità dei progetti finalizzati alla mitigazione del rischio idrogeologico”.
Non solo: “Evocheremo più volte la Circolare 7/LAP, che la Regione emanò nel ‘96 ed è servita a noi geologi per intervenire in fase di prevenzione. Fummo una delle prime regioni a obbligare i Comuni a dotarsi di idonea documentazione geologica che indichi le criticità del proprio territorio e definisca gli interventi per mitigarle. Ciò avvenne proprio in seguito ai fatti del novembre 1994. Il convegno si concluderà con uno sguardo al futuro”.
Alle 8,30 si apriranno le registrazioni dei partecipanti e alle 9 si darà il via ai lavori con i saluti istituzionali e un’introduzione della giornata. Al tavolo sono stati invitati il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin; il Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare Nello Musumeci; il presidente della Regione Alberto Cirio; il sindaco di Torino Stefano Lo Russo; il direttore del Dipartimento di Scienze della Terra di UniTo Alessandro Pavese; Marco Amanti dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale; il direttore generale di Arpa Piemonte Secondo Barbero; il presidente nazionale della
Società Italiana di Geologia Ambientale Antonello Fiore; Fabio Luino del Cnr Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica (Irpi) di Torino; il presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi Arcangelo Francesco Violo e il presidente dell’Ordine Regionale dei Geologi del Piemonte Ugo De la Pierre.
Poi si entrerà nel merito delle questioni, con un susseguirsi di approfondimenti su argomenti specifici. In orario 10-10,20, Vincenzo Coccolo, già direttore del Servizio Geologico della Regione Piemonte e grande esperto sulle questioni idrogeologiche, ricostruirà “L’evento alluvionale del novembre 1994”. Nei venti minuti successivi, Alessio Salandin di Arpa Piemonte proseguirà la panoramica storica con l’intervento intitolato “Dal 1994 ad oggi: i dissesti e l’evoluzione delle attività di rilevamento e di gestione dei dati”.
Alle 10,40, Fabio Luino del Cnr-Irpi si concentrerà su un caso emblematico e parlerà di “Ceva: una lunga storia di alluvioni”. Dopo una breve pausa caffè, alle 11,20 si riprenderà con Luciano Masciocco e Annalisa Bove, il primo del Dipartimento di Scienze della Terra di UniTo e la seconda di Sigea Piemonte, con un intervento sulle “Proposte di mitigazione del rischio geo-idrologico in Val Tanaro”.
Dalle 11,40 alle 12, Orlando Costagli dell’Ordine dei Geologi del Piemonte affronterà la questione de “La percezione del rischio geo-idrologico dal 1994 ad oggi”.
Nei venti minuti successivi, Pier Luigi Gallozzi dell’Ispra tratterà del “ReNDiS – Repertorio Nazionale degli interventi per la Difesa del Suolo”.
La mattinata si concluderà con l’intervento delle 12,20 di Irene Rischia di Ispra su “Codificazione delle caratteristiche principali dei progetti per la mitigazione del rischio
idrogeologico: l’applicativo RASTEM”.
Dopo la pausa pranzo, si riprenderà alle 13,40 con Secondo Barbero di Arpa Piemonte che parlerà de “La nascita e l’evoluzione del sistema di monitoraggio e allertamento metro-idrologico”. In orario 14-14,20, Luca Lanteri di Arpa Piemonte approfondirà “L’evoluzione dei sistemi di monitoraggio dei fenomeni franosi in Piemonte (RERCOMF)”. Dalle 14,20 alle 14,40, Tommaso
Simonelli dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po tratterà “Le nuove prospettive della pianificazione territoriale a fronte degli eventi estremi”, mentre nei successivi venti minuti Antonia Impedovo della Regione Piemonte interverrà sull’“Adeguamento degli strumenti urbanistici al PAI”.
In orario 15-15,20, Paolo Tonanzi e Carlo Giuseppe Piccini della Regione Piemonte proseguiranno con gli “Studi di adeguamento al PAI dei PRGC: applicazione dei provvedimenti cautelari ai Comuni inadempienti e nuovi indirizzi in materia di difesa del suolo e pianificazione territoriale e urbanistica”. Dalle 15,20 alle 15,40, Stefano De Bortoli dell’Ordine dei Geologi del Piemonte tratterà “La
collaborazione con la Protezione Civile dal 1994 ad oggi e le prospettive future”.Riccardo Conte della Protezione Civile concluderà la rassegna di interventi con “La prevenzione non strutturale di protezione civile: il ruolo della pianificazione e la centralità delle esercitazioni di protezione civile”.
A seguire, Tavola Rotonda fino al termine dei lavori previsto per le 17: moderatore Ugo De la Pierre, presidente dell’Ordine dei Geologi del Piemonte. Si approfondiranno alcune questioni trattate nell’arco della giornata, cercando di arrivare a un documento di sintesi finale. Parteciperanno alcuni dei relatori intervenuti in precedenza: Tommaso Simonelli dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po; Marco Amanti dell’Ispra; Paolo Tonanzi della Regione; Vincenzo Coccolo, già direttore del Servizio Geologico della Regione; Duccio Ivo Platone, ex presidente dell’Ordine dei Geologi del Piemonte; Secondo Barbero di Arpa Piemonte e Riccardo Conte della Protezione Civile.
L’evento è organizzato dall’Ordine regionale dei Geologi del Piemonte, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della
Terra dell’Università di Torino, l’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica (Cnr-Irpi) e la Società Italiana di Geologia Ambientale (Sigea).
Ha ricevuto il patrocino di Regione Piemonte, Consiglio Nazionale dei Geologi, Città Metropolitana, Città di Torino, le province di Biella, Alessandria, Novara, Asti, Cuneo e Verbano Cusio Ossola..