ClocharDomus sotto le volte della Gallia Umberto I a Porta Palazzo: una mostra d’arte ispirata ai senzatetto e alla oro vita quotidiana
“ClocharDomus”, nata da un’idea di Raffaele Palma per il CAUS (il Centro Arti Umoristiche e Satiriche che quest’anno ha compiuto quarant’anni di attività: 1984-2024), è la quarta esposizione artistica dedicata al mondo dei senzatetto. La collettiva, aperta al pubblico nella Galleria Umberto I a Porta Palazzo (a pochi passi da piazza della Repubblica) martedì 15 ottobre scorso, è visitabile fino a domenica 3 novembre (accesso libero, basta passeggiare guardando in su; orario: dal lunedì al sabato dalle ore 7.30 alle 23.30 – domenica dalle 9.30 alle 20).
Le opere in mostra sono ispirate alle povere cose (oggetti di uso quotidiano) e ai pochi affetti (perlopiù cani o gatti) che
circondano gli “invisibili” nella loro quotidiana vita su strada. Sono quarantatré lavori di altrettanti artisti figurativi, realizzati con la tecnica dell’acrilico su telo in PVC di dimensioni 1 metro x 1 metro, tutte tratte dal vero, osservando cioè l’habitat dei clochard
su marciapiedi, sulle panche dei giardini o in fila alle mense del povero.
I dipinti raffigurano gli oggetti che compongono la domus del clochard: cartoni, coperte, sacchi a pelo, carrelli, abbigliamento consunto, piccoli strumenti musicali, qualche libro malconcio, radioline, Pikachu e peluche vari, vecchi cellulari, stuoie, sgabelli, carrozzine per disabili, bottiglie, lattine, confezioni di cibo, ciotole per i loro pet, barattoli per elemosina ecc.
Gli artisti: Annalisa Alluto, Carlo Barbero, Angela Betta Casale, Franz Clemente, Pinuccia Cravero, Cristina De Maria, Fulvio Donorà, Gloria Fava, Rosanna Giani, Claudio Guasti, Giancarlo Laurenti, Silvana Lavagna, Pippo Leocata, Rosa Maria Lo Bue, Sara Luciani, Severino Magri, Viviana Mantilaro, Adelma Mapelli, Rosanna Masoero, Lorella Massarotto, Giovanna Mavilia, Luigia Moriondo, Nicoletta Nava, Franco Negro, Maria Antonietta Onida, Agnese Origlia, Caterina Pallotta, Raffaele Palma, Vinicio Perugia, Francesco Picciolini, Sofia Piovano, Fabrizio Riccardi, Erika Riehle, Manuela Sandrone, Enzo Sciavolino, Maria Teresa Spinnler, Luca Storero, Patrizia Tarasco, Magda Tardon, Marcello Toma, Susanna Viale, Idana Vignolo, Wally Waser.
Sul tema dei barattoli, l’artista Giancarlo Laurenti ha voluto ricordare, con la sua opera, la storia della “brigata Cirio” riferita ai poveri torinesi d’un tempo che si presentavano nelle mense di carità con barattoli vuoti dei pelati per prendere la loro razione di pasto quotidiano: realtà non molto dissimile da oggi. Com’è nata la “brigata Cirio”? Siamo nel secondo dopoguerra e moltissimi italiani si ritrovarono indigenti poiché con la guerra avevano perso tutto. Chi tra questi non accettava di stendere la mano e chiedere
l’elemosina per non palesare il suo stato di miseria, si procurava vestiti e cibo come poteva. Così anche a Torino, due volte al giorno, a pranzo e a cena, file di persone si formavano davanti alle cucine di organizzazioni umanitarie come la San Vincenzo, il Cottolengo, i frati o addirittura le caserme dove il cibo era abbondante, aspettando gli avanzi del rancio della giornata sul retro della struttura militare. Moltissimi di questi disperati avevano con sé un cucchiaio e una latta vuota di salsa di pomodoro, pelati o legumi, recuperata tra i rifiuti o donata dai cuochi di queste cucine per poveri, poiché non erano in grado di acquistare neppure un dignitoso “barachin”. Raccontavano gli anziani che si vedevano code di povere persone che, con una latta appesa a un manico di fil di ferro, aspettavano pazientemente un pasto caldo. La maggior parte di loro utilizzava una latta dell’azienda dell’imprenditore piemontese Cirio, molto diffusa sul mercato. Iniziarono così a chiamarli “brigata Cirio”, un soprannome bonario per nulla irridente, che accostava caserma e latte di pelati.
C’;è chi ricorda che anche la minestra distribuita in queste strutture fosse rossa perché cucinata con il pomodoro pelato donato da Cirio…
Tra le varie figure che compongono l’habitat dei clochard presenti in mostra, non possono mancare i loro fedeli cani, guardiani miti delle loro povere domus e fedeli compagni di sventura. Interessanti sono poi i particolari che ciascun artista ha colto in strada e ha riportato su tela. Per esempio i differenti modi di accatastare cartoni e coperte: ci sono quelli disordinati che lasciano in bella vista e alla rinfusa le loro cose sui marciapiedi, mentre altri piegano diligentemente cartoni e coperte nascondendoli in anfratti ben riparati. Ci sono poi le varie tipologie di bevande usate dai senzatetto e scopriamo che non tutti i clochard sono alcolizzati: molti prediligono bevande analcoliche gasate, succhi di frutta o semplice acqua. Ancora. I contenitori dei loro beni spaziano dai carrelli dei supermercati, vecchi zainetti, borsoni a tracolla, trolley sgangherati, passeggini in disuso sino agli onnipresenti sacchetti di plastica: ognuno ha il suo tipo di “armadio” dove custodire quel poco che ha.
Nell’ampia rassegna in esposizione emergono dettagli di vite disperate, spesso dignitose, scorci di povertà assoluta ma rivelatori del carattere e della psicologia di ogni singolo clochard. Sguardi stanchi, provati, ma ricchi di empatia, fieri d’essere ancora una volta al servizio dell’arte, mettendo i loro angoli di stenti a disposizione degli artisti che, nel rispetto assoluto della loro difficile condizione, si sono adoperati per fissare su tela questa realtà, in un rapporto artista-clochard fatto di umanità, rispetto e solidarietà.
La sede espositiva scelta per questa quarta collettiva, la galleria Umberto I, è un luogo assai noto in città per le numerose attività commerciali e la sensibilità di ciascun negoziante ad accettare e sostenere manifestazioni di varia natura, non ultima questa sui clochard. Porta Palazzo è anche area con la maggiore concentrazione di attività rivolte all’accoglienza notturna e diurna tra le più attive per l’ospitalità ai senza fissa dimora (Sermig, Cottolengo, Asilo Notturno Umberto I, Polo alimentare Barolo, Caritas, RePoPP, ecc.).
La mostra non ha alcun risvolto benefico nei confronti dei senza fissa dimora, ha invece come unico scopo quello di sensibilizzare prima di tutto l’apparato pubblico e poi ogni singolo cittadino sull’aiuto verso gli invisibili che a breve dovranno affrontare la stagione più fredda dell’anno.
Le precedenti mostre:
2021: “ClochArt, la nobiltà nei ritratti artistici di poveri e senzatetto” presso Circolo degli Artisti
2022: “ ClocharDesign, i designer incontrano i clochard” presso Biblioteca Civica Centrale
2023: “cLOVEchard, gli scultori e i clochard” presso Giardini Sambuy piazza Carlo Felice
Ulteriori informazioni: www.caus.it