“Eremite” alla Galleria Pirra – Carol Rama e Dora Maar: artiste inquiete che hanno sfidato le convenzioni
La Galleria Pirra (corso Vittorio Emanuele II 82, Torino)) inaugura venerdì 20, ore 17, una mostra di Carol Rama e Dora Maar, due artiste affascinanti, dalla vita complicata e tumultuosa, che finirono per scegliere la solitudine, nella quale la loro creatività potesse accrescere e manifestarsi, libera da costrizioni culturali e ambientali. “Eremite” sarà aperta al pubblico fino al 20 ottobre.
Carol Rama e Dora Maar (curiosa l’anagrammabilità dei loro cognomi, nonostante Maar sia nome d’arte) nascono nei primi anni del ‘900 e prendono parte da subito alle correnti artistiche di quegli anni.
Dora si specializza in fotografia e, solo successivamente all’incontro con Picasso, si dedica alla pittura, condividendo la propria ricerca con gli artisti surrealisti che frequentava a Parigi; sebbene abbia uno spiccato interesse per gli ultimi, i diseredati e, in generale, per chi pativa l’ingiustizia sociale (mendicanti, vagabondi, madri sole sono spesso i soggetti delle sue foto), conserva uno sguardo rivolto al mondo dei sogni e all’inquieta stranezza del quotidiano, che emerge prepotentemente nei dipinti dell’ultimo periodo, quando Dora, dopo essere stata ricoverata per depressione e aver subito numerosi elettroshock, si ritira nella casa di Ménerbes, donatale da Picasso a seguito della rottura del loro legame. Dora è distrutta, ma trova in Provenza quella pseudo serenità che le permette di continuare a vivere (non come le altre amanti di Picasso, praticamente tutte morte suicide) e dipingere. In mostra in Galleria ci sono i dipinti di questa fase eremitica di Maar, quelle dove scompare la raffigurazione per fare emergere l’essenza lirica della composizione, virando verso l’astrazione anche nel caso dei paesaggi.
Carol Rama, torinese, si contraddistingue da subito per il suo anticonformismo e la fame di libertà; i suoi primi acquerelli, realizzati da autodidatta, ritraggono donne nude, talvolta con arti amputati, su letti di costrizione o sedie a rotelle, che esprimono un dirompente erotismo, tanto che la sua prima personale nel 1945 viene bloccata e le sue opere sequestrate.
Non sono solo i temi trattati, che ruotano intorno all’erotismo e alla malattia mentale, ad essere tabù per l’epoca, ma anche le tecniche da lei utilizzate con l’inserimento di elementi quali copertoni di bicicletta, chiodi, pennini o pelle di animale, come nelle opere esposte, che risalgono agli anni Sessanta.
Due artiste, due donne che lottano contro la mentalità ristretta e il perbenismo, per affermare la propria identità: Maar trasformando la sua vulnerabilità in forza creativa e introspettiva, Rama sfidando canoni artistici convenzionali con audacia e crudezza espressiva. “Eremite” alle quali il tempo ha restituito il giusto riconoscimento.
Daniela Pirra, codirettrice della galleria con la sorella Gabriella, ci ha spiegato che cosa le ha spinte, oggi, a celebrare insieme le due artiste con una doppia mostra: “Se è vero che l’arte ci spinge a cercare un limite, superandolo, andando oltre, sfidando le convenzioni e rompendo i confini imposti dalla società, Carol Rama e Dora Maar rappresentano a pieno il concetto di arte. Sebbene provenienti da contesti differenti e con percorsi artistici unici, entrambe le artiste hanno sviluppato un linguaggio visivo inconfondibile, in grado di
affrontare, con audacia, tematiche intime e universali”. E un po’ di audacia e di coraggio, di desiderio di perturbare l’ordine imposto, possono tornare utili a tutti, di questi tempi.
Emanuela Bernascone