L’Istituto dei Sordi di Torino festeggia i 210 anni di attività inaugurando l’Academy, spazio polivalente per attività e corsi sempre più inclusivi
Quello di giovedì12 settembre scorso è stato un grande giorno di festa per l’Istituto dei Sordi di Torino che ha celebrato il traguardo del 210° anniversario inaugurando nuovi spazi e nuovi servizi. Omaggio al passato, dunque, accompagnato però dalla capacità di progettare e proiettarsi verso il futuro ancora da protagonista e all’insegna dell’inclusione. Una bella prospettiva per l’istituto dei sordi più antico d’Italia dopo quello di Roma e attualmente fra i più attivi.
La prestigiosa istituzione torinese, dal 1965 a Pianezza in via San Pancrazio 65 (www.istitutodeisordiditorino.org), è oggi una Fondazione onlus, presieduta da Francesco Luda di Cortemiglia che si occupa di assistenza ed istruzione in favore dei sordi; è retta da un Consiglio di Fondazione totalmente autonomo nelle scelte d’indirizzo delle attività, nell’ambito delle finalità di solidarietà sociale previste dallo Statuto vigente.
Nata per volontà dei Savoia., fu avviata nel 1814 da Giovanni Battista Scagliotti presso varie istituzioni benefiche torinesi, confluì poi, nel 1835, nella Regia Scuola Normale per i Sordo-Muti, diretta dal sacerdote Francesco Bracco ed eretta in ente morale con decreto del gennaio 1838 dal Re di Sardegna Carlo Alberto.
In occasione della ricorrenza, ha visto ufficialmente la luce l’’Academy, un moderno fabbricato stilisticamente in sintonia con gli altri edifici del complesso. Costruito secondo i migliori criteri di sostenibilità edilizia e di massimo risparmio energetico, è dotato di impianto fotovoltaico per l’alimentazione di pompe di calore ad alta efficienza per creare il giusto microclima negli ambienti.
L’istituto, ente accreditato al Ministero dell’Istruzione e del Merito a livello nazionale, al suo interno svolge numerose attività, suddivise fra diversi dipartimenti: servizi educativi, servizi diurni e residenziali, formazione, Academy, logopedia, ricerca e comunicazione, Bioagrideaf.
In ambito formativo organizza corsi, in presenza e online, aperti a insegnanti che possono iscriversi fruendo dei 500 euro loro riconosciuti dalla Carta del Docente, e a tutti coloro oche intendono avvicinarsi alla sordità: Lingua dei Segni italiana, dal livello principiante ad avanzato; Lingue dei segni straniere (francese, americana, internazionale); Didattica della sordità e accessibilità culturale; Corsi per Assistenti alla Comunicazione; Corsi rivolti a professionisti a supporto dell’inclusione delle persone sorde (ad esempio di clienti GTT, musei, enti pubblici e privati, agenzie europee, albi professionali ecc.); Corsi rivolti a persone sorde disoccupate e da qualificarsi (cucina, social media design, ecc.); Corsi di aggiornamento per interpreti di lingua dei segni.
Fra le attività di spicco dell’Istituto, la realizzazione di filmati che spiegano, nel linguaggio dei segni, i contenuti e le sezioni di vari musei. A Torino sono attivi al Museo Egizio di Torino, al MAO – Museo Arte Orientale, alla Galleria Arte Moderna, alle Gallerie d’Italia, Camera, al Planetario e al Castello di Rivoli. In Piemonte, al Museo Civico di Cuneo. L’Istituto dei Sordi di Torino ha realizzato
anche video per il Museo del Mare di Palermo e la Cattedrale di Monreale, per Casa Puccini a Lucca, Castel del Monte in Puglia e il Parco archeologico di Pula, in Sardegna.
LA STORIA. In una Torino animata dal forte impegno dei Santi Sociali e di numerosi benefattori a vantaggio delle classi sociali meno abbienti e dei giovani, nel 1865 la contessa Ottavia Borghese Masino di Mombello – nata a Torino ma di origine romana, amica di Giulia Cobert e Silvio Pellico – finanziò la costruzione di un Istituto che, sin dai primi anni di attività, portò avanti il doppio mandato di
istruire i bambini sordi e di formare i loro maestri. Sito in via Assarotti 12, in pieno centro, fra i suoi insegnanti ebbe anche Paolo Basso, che, sordo, fu nominato vicedirettore a metà dell’800. Il primo direttore fu il sacerdote Francesco Bracco, che fece sua anche l’esperienza precedente di Giovanni Battista Scagliotti. Nel 1965, l’edificio venne ceduto al Comune di Torino. Con il ricavato della vendita, l’Istituto dei Sordi di Torino venne costruito ex novo a Pianezza, sul modello dei campus americani, con biblioteca, palestra, aule, teatro e un ampio parco, su di un terreno di oltre tre ettari. Un piccolo mondo a sé che ha raccolto in un piccolo museo apparecchiature che documentano metodi e tecniche di apprendimento in uso fino agli anni ’60 grazie ai quali era possibile garantire lo studio dei bambini sordi. Presente anche al suo interno una caffetteria e mensa sociale.
Qui, da allora, l’Istituto svolge molteplici attività, apprezzate anche a livello internazionale, grazie a sinergie ed accordi di ampio respiro. Un percorso in costante crescita che non si arrestò neppure tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’80, quando l’evoluzione della legislazione nel settore scolastico e il mutare degli orientamenti pedagogici segnò la profonda crisi di molte istituzioni speciali, fino alla chiusura progressiva di molte realtà.
Al contrario, l’Istituto dei Sordi di Torino, seppe superare la crisi decidendo di adeguare la propria offerta formativa: chiusi il convitto e le scuole speciali aperte ai bambini udenti del territorio; la Direzione decise di avviare un innovativo servizio educativo di assistenza alla comunicazione e all’autonomia per gli studenti sordi inseriti nelle scuole pubbliche del territorio di gran parte della Regione Piemonte, esteso a partire dal 2017 anche alla Lombardia.
L’ACADEMY. Il nuovo edificio, si aggiunge e amplia il vecchio complesso, è stato realizzata sul preesistente teatro ed è destinato all’Academy: al pian terreno si trova la Sala Effetà (divisibile in due aree autonome), mentre il piano superiore è riservato ad ambienti di lavoro congeniali al lavoro delle persone impegnate a creare le opportunità educative e i servizi di supporto alla comunità dei sordi. Da segnalare che sarà disponibile anche un’aula multimediale per registrare filmati e documentari nella lingua dei segni.
I nuovi spazi polivalenti saranno il fulcro della docenza, ma anche di seminari, laboratori, stages, progetti e dell’innovazione di tutti i rami operativi dell’Istituto dei Sordi. Ma non solo. Nell’ottica di una sempre più ampia inclusione, potranno infatti aprirsi a manifestazioni e rappresentazioni di interesse per tutta la comunità del territorio.
Per volontà del Comune di Pianezza, la via di accesso all’Academy, sarà intitolata a padre Antonio Loreti, direttore della struttura dal 1967al 2011, che contribuì ad accrescere la fama dell’Istituto a livello internazionale.
Il fil rouge fra passato e presente dell’Istituto passa anche dai linguaggi espressivi dell’arte. Passione che accompagnò l’esistenza della contessa Ottavia, apprezzata pittrice e pastellista del tempo. Non a caso la nuova sala Effetà prende il nome da una frase pronunciata da Gesù in occasione della prima guarigione di un bimbo sordo, raffigurata in un dipinto del 1946 di Mattia
Traverso. Recentemente restaurata dall’Istituto, la tela sarà esposta nella nuova sala insieme a un’opera contemporanea della pittrice sorda americana Nancy Rourke, in un raffronto artistico in cui passato e presente si confrontano attraverso l’eloquenza delle immagini. La sala accoglierà anche altre opere d’arte appartenenti al patrimonio storico-artistico della Fondazione.
Al termine della cerimonia di inaugurazione, l’Istituto dei Sordi di Torino ha siglato un protocollo d’intesa con il Colegio Gaudem di Madrid. Oggetto dell’ Accordo di cooperazione è un programma di attività culturali, scientifiche, sociali ed educative volte a promuovere l’inclusione delle persone con sordità nella società europea, con particolare attenzione alle persone più fragili, nonché attività di sostegno a progetti stranieri anche nel campo della sordità, con particolare attenzione ai minori.
Ottavia Borghese Masino di Mombello (1791-1856) era figlia di Giuseppina Quaglia Borghese (Torino, 1764 – Torino, 17 gennaio 1831), pittrice e pastellista italiana di cui il conte Felice Sammartino della Motta, in una poesia del 1787, lodò le abilità, suggerendole però di rivolgere la sua attenzione alla pittura a olio. Autrice di un ritratto della principessa del Piemonte donato nel 1788 a Carlo Felice di Savoia in occasione di una visita, espose a Torino cinque dei suoi pastelli, compresi i ritratti di Caterina II di Russia e Vittorio Gaetano Costa d’Arignano e una rappresentazione di Fede sulla scia di Guido Reni.
Ottavia ereditò dalla madre quella passione per l’arte che l’accompagnò per tutta la vita. Un percorso costellato da incontri e da nobili azioni. Con il marito, il conte Luigi Masino di Mombello, sindaco e rettore della città di Chieri, nel pieno del Risorgimento accolse a Torino Luigi Arcozzi, discendente di un’antica famiglia della Valpolicella. Il giovane, nato nel 1819 a Fumane (VR) e
laureatosi in legge nel 1843 all’Università di Padova, si distinse come scrittore e patriota. Con l’amico di famiglia Daniele Manin partecipò alle campagne per l’indipendenza a Vicenza e a Verona. Per evitare le rappresaglie austriache, abbandonò il Veneto e dopo varie peregrinazioni si rifugiò in Piemonte, sotto la protezione dell’influente famiglia dei Conti Masino che nel 1850, senza eredi diretti, decisero di adottare Luigi Arcozzi per evitare l’estinzione della famiglia, a patto che questi modificasse il proprio cognome in Arcozzi Masino. Luigi Arcozzi Masino scrisse a sua volta un’altra importante pagina di vita torinese. Continuò infatti a vivere nel capoluogo subalpino dove rivestì importanti cariche: vicepresidente della Reale Accademia di Agricoltura, assessore alla polizia urbana del comune di Torino, presidente del comizio agrario di Torino. Nel 1858 fondò e diresse l’importante giornale “L’economia rurale”
diretta espressione della Regia Accademia di Agricoltura e punto di riferimento nell’ambito dell’agronomia nazionale. Musicista distinto, presiedette nel 1872 il Conservatorio di Torino. La famiglia Arcozzi Masino è tuttora presente in Torino.