In missione nel Golfo del Bengala per la gestione dell’acqua: da Torino gli esperti per gli impianti di depurazione in India

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Dalla Mole al Golfo del Bengala, in missione per trasferire competenze e conoscenze nate ai piedi delle Alpi ma disponibili per un impegno comune a livello globale: è partito da Torino nel mese di maggio un team di esperti nella gestione dell’acqua per un progetto di cooperazione internazionale su attività e programmi legati alla risorsa idrica e agli impianti igienici a Jatni, nel nord est dell’India, con la partecipazione di Hydroaid.

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“Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie”: questo lo spirito, conforme all‘Obiettivo 6 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

I partecipanti al viaggio sono partner di SO-WOP a supporto di Owsbb – Odisha Water Supply and Sewerage Board, l’ente statale responsabile del trattamento delle acque reflue nell’Orissa. L’iniziativa vede come capofila Smat – Società Metropolitana Acque Torino, che ha inviato quattro specialisti, insieme a un accademico del Politecnico di Torino e a Federico Perotti, esperto di cooperazione internazionale e governance dell’acqua di Hydroaid, Scuola internazionale dell’acqua per lo sviluppo, con sede a Torino. Quarto e ultimo partner del progetto è l’ong filippina Waterlinks.

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SO-WOP è soprattutto uno scambio tecnico di collaborazione internazionale fra Italia e India, volto ad aumentare l’efficacia e l’efficienza di Oswbb, sugli aspetti operativi e finanziari e sulla sostenibilità ambientale, introducendo elementi di circolarità nella gestione della risorsa idrica. Ma è anche un’iniziativa locale di sostenibilità sociale, per favorire l’inclusione di donne e transgender in ambiente lavorativo.

Il progetto ha una durata di tre anni (termine a gennaio 2025, valore di 598mila dollari), ha ricevuto un finanziamento di 414mila dollari da UN-Habitat, in un bando internazionale per operatori idrici vinto da Smat. Al centro delle azioni messe in campo c’è l’impianto pilota di trattamento fanghi e acque reflue della città di Jatni, 40mila abitanti nel nord est del paese, con l’obiettivo di migliorarne gli standard di igiene, per un riutilizzo o reimmissione nei corsi d’acqua o in falda.

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L’incontro tra l’equipe italiana e i tecnici dello stabilimento, tra i quali diverse donne, ha permesso per una settimana lo svolgimento di attività di laboratorio chimico, dalla preparazione dei campioni alle analisi per rimuovere patogeni e componenti azotati. L’utilizzo del software GIS, inoltre, ha consentito di elaborare modelli matematici di drenaggio delle acque, fondamentali là dove il monsone provoca ogni anno inondazioni e danni, diffondendo l’inquinamento delle acque grigie con quelle di pioggia.

Attraverso momenti di formazione e disseminazione delle competenze, i modelli tecnici e le conoscenze acquisite potranno così essere recuperate e replicate negli altri 120 impianti simili e trasmessi a cascata ad altri tecnici addetti nello stato dell’Orissa, 47 milioni di abitanti, dove le autorità sono impegnate nelle iniziative di sanificazione delle acque, in un territorio carente di infrastrutture igieniche moderne e dove le fosse settiche prevalgono ancora sulle fognature.

 

 




 

I numeri diffusi dall’Onu su queste problematiche, a livello mondiale, sono allarmanti: 2,4 miliardi di persone non hanno accesso a servizi igienici di base come wc o latrine; almeno 1,8 miliardi utilizzano fonti di acqua potabile contaminate; più dell’80% delle acque di scarico prodotte da attività umane è scaricato in fiumi o mari senza sistemi di depurazione; circa il 70% dell’acqua estratta da fiumi, laghi e acquedotti è usata per l’irrigazione; ogni giorno, circa mille bambini muoiono a causa di malattie diarroiche prevenibili legate all’acqua e all’igiene.

SO-WOP ha incluso quindi anche la formazione degli addetti locali sulle migliori modalità di riutilizzo di scarti liquidi e solidi urbani. I tecnici, indossando un’apposita tuta all’interno di un capannone, uniscono i rifiuti organici della città di Jatni ai fanghi prodotti come residuo dall’impianto pilota (basato su tecnologie a basso costo, come la fitodepurazione) per produrre il Cocompost, che verrà sperimentato anche nei campi agricoli dell’impianto nei prossimi mesi. Il test servirà per estendere la produzione di riuso dei fanghi, ottenere la certificazione e poi farla adottare in decine di altri impianti simili.

La formazione, inoltre, proseguirà nelle prossime settimane a distanza, attraverso un corso di e-learning sul Wastewater Treatment, ospitato sulla piattaforma di Hydroaid, e rivolto a 159 studenti di cui 40 appartengono a enti indiani partner del progetto. Gli altri iscritti provengono invece da diversi paesi del mondo (Trinidad & Tobago, Filippine, Egitto, Etiopia, Colombia, Indonesia…).

“In un momento storico in cui ciascun paese sembra voler guardare solo il proprio interesse, il progetto SO-WOP dimostra che è ancora possibile compiere uno sforzo collettivo per raggiungere obiettivi comuni”, spiega Perotti –. “Nemmeno l’Italia può considerarsi estranea ai problemi di igiene delle acque, magari relativi agli scarichi industriali. Davanti al cambiamento climatico, poi, i fenomeni disastrosi si intensificano per tutti. In questo senso, lo scambio di tecniche e di best practice daranno frutti dal punto di vista tecnico, magari lentamente, ma non possono che arricchire entrambe le parti e creare relazioni di cooperazione e di scambio tra paesi, popoli e persone”.

La presidente Elena Actis  commenta: “Siamo molto soddisfatti perché Hydroaid in questo progetto realizza e consolida la propria missione formativa e di cooperazione, in sinergia con i suoi soci Smat e Politecnico di Torino, valorizzandone le competenze, ed esportando la vocazione internazionale di Torino sui temi della risorsa idrica e della tutela ambientale, un modello replicabile apprezzato dagli stakeholder nazionali ed internazionali”.

Hydroaid – Scuola Internazionale dell’Acqua per lo Sviluppo – è un’associazione no profit, fondata nel 1999 da enti e istituzioni locali piemontesi e torinesi con l’obiettivo di contribuire al rafforzamento di conoscenze, capacità e competenze per la gestione sostenibile delle risorse idriche in Paesi in via di sviluppo ed emergenti. I Soci permanenti provenienti dal settore pubblico e privato operano a sostegno delle attività istituzionali e contribuiscono attivamente alla realizzazione delle diverse iniziative e progetti. Le aree tematiche di intervento principali sono: ciclo idrico integrato, pianificazione e governance del servizio idrico, ciclo idrico integrato dei rifiuti. Dal 2011 Hydroaid è in special consultative status del Consiglio per gli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite.

 

 




 

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