ELEZIONI CONSIGLIO REGIONALE DEL PIEMONTE 2024 (8 e 9 giugno) – Intervista al candidato Davide Nicco

 

davide nicco

ELEZIONI CONSIGLIO REGIONALE DEL PIEMONTE 2024 (8 e 9 giugno) – Circoscrizione provinciale di Torino – Intervista al candidato Davide Nicco.

Nome:  DAVIDE

Cognome: NICCO

Età: 55

Titolo di studio: Laurea magistrale

Professione:  Commercialista e Revisore legale

Note personali: Per 10 anni Vicesindaco e per 10 anni Sindaco di Villastellone, da 4 anni Consigliere Regionale

 

 

 

 

davide nicco

 

Nome della lista: FRATELLI D’ITALIA
Schieramento:  CENTRO DESTRA

 

 

 

 

 

 

 

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LA NOSTRA INTERVISTA A DAVIDE NICCO

Si presenti agli elettori. Può raccontarci della sua provenienza ed esperienza politica?

Sono nato a Torino il 17 febbraio 1969. Mi sono laureato in Economia e Commercio nel 1995 presso l’Università di Torino, sono dottore commercialista e revisore legale. Ho iniziato la mia attività amministrativa nel mio Comune, Villastellone, dove sono stato dal 1999 al 2009 consigliere, assessore e vicesindaco e dal 2009 al 2019 sindaco. Nel 2016 ho ideato e fondato il primo Occ – Organismo di composizione della crisi pubblico del Nord Italia, che abbiamo chiamato “La rinascita degli onesti” e che assiste privati e piccole medie imprese nelle crisi da sovraindebitamento incolpevole. Mi sono candidato alle elezioni regionali del 2019 e sono entrato in Consiglio regionale il 14 gennaio 2020.
Ciononostante non ho mai voluto interrompere la mia attività professionale perché credo che la politica sia un impegno serio che richiede preparazione e impegno, ma che debba mantenere i piedi per terra nella vita quotidiana e nei problemi della gente per non diventare un esercizio autoreferenziale. Certo è un impegno che non lascia molto tempo libero. Quando riesco, e non devo recuperare nel fine settimana le ore di lavoro che negli altri giorni dedico alla Regione, faccio sport. In passato la corsa e ora il ciclismo. E cerco di stare il più possibile con Elena, mia figlia, che adoro. Ogni momento che riesco a strappare agli impegni è prezioso, e cerco per questo di dedicarlo a vivere insieme a lei esperienze che facciano crescere entrambi.

– Secondo lei, quali sono le urgenze per il Piemonte in questo particolare frangente storico?

Sicuramente tre grandi scenari: il lavoro e la trasformazione industriale, le infrastrutture, la sanità. Sono tre temi strettamente collegati perché investono scenari interdipendenti: la competitività e attrattività dei territori, la capacità di governare politiche di investimento, il welfare e i servizi a disposizione di una società impoverita e resa insicura, e quindi la stessa qualità della vita. È evidente che nessuno di questi temi può essere affrontato soltanto a livello di Regione. Ma è altrettanto evidente che un governo regionale autorevole – capace di sedere ai tavoli decisionali, di dialogare e venire ascoltato dal Governo nazionale e di incidere in modo efficace sulle sempre più ampie scelte prese in Europa – è il fattore capace di fare la differenza e decidere fra una gestione ordinaria e la capacità di riprendere quel ruolo propulsore e di laboratorio innovativo che il Piemonte ha sempre avuto nella storia d’Italia e d’Europa.

– Quali nuove esigenze ha riscontrato negli ultimi anni in termini di servizi?

La pandemia ci ha messo tutti di fronte a forme di fragilità che non conoscevamo. Con la sua drammaticità e urgenza, è stato uno “stress test” che ha messo in evidenza l’obsolescenza di sistemi e servizi come la sanità che ora stiamo appunto rivoluzionando a partire dagli approcci fondamentali. Lockdown, Dad e smart-working hanno resettato la nozione di prossimità. Hanno modificato completamente la nostra percezione rispetto a fenomeni come la coesione sociale e la necessità di accelerare la transizione digitale. E questo è stato sicuramente un passaggio epocale che ha cambiato completamente i paradigmi delle priorità di chi è chiamato a offrire gli indirizzi strategici di sviluppo e governo del Piemonte dei prossimi anni.

– Cosa può dirci sul tema della sanità e del sociale?

È appunto l’esempio più pregnante di quanto dicevo ora. La Giunta Cirio ha raccolto dalla precedente amministrazione di sinistra una situazione disastrata e ai minimi termini dal punto di vista dei numeri e degli investimenti, e ha lavorato in questi cinque anni per invertire la rotta nonostante un’emergenza senza precedenti come la pandemia. Dal 2019 sono stati assunti 2.298 nuovi medici e infermieri, altri 2.000 lo saranno entro dicembre
2024. Il Covid ha aggravato il problema delle liste d’attesa e ha evidenziato tutta l’inefficienza del sistema Cup varato dalla sinistra nel 2018: per questo sarà rottamato e sostituito, anche riformando totalmente il sistema di accordi con le categorie sanitarie. È già stato lanciato un piano urgente di rientro dalle liste d’attesa con 50 milioni ogni anno. Il
problema dei tempi d’attesa va affrontato agendo contemporaneamente sull’offerta di servizi e strutture. Per questo, con un investimento senza precedenti di 4,3 miliardi di euro, il Piemonte sta realizzando 11 nuovi ospedali d’eccellenza, 4 ampliamenti, 30 ospedali di comunità e 91 case di comunità per portare prestazioni di qualità sul territorio e vicino ai cittadini. Erano più di trent’anni che l’area del Chierese e Carmagnolese aspettava il nuovo ospedale dell’Asl To5 che sta sorgendo a Cambiano. Attualmente è in piena fase di progettazione, con 543 nuovi posti letto e un investimento di 302 milioni, il più importante in Piemonte dopo quelli dei capoluoghi di provincia. Gli ospedali di Carmagnola, Chieri e Moncalieri non saranno chiusi e venduti come aveva previsto la precedente Giunta Chiamparino, ma rimarranno a disposizione dei cittadini come presidi medici territoriali. Un altro punto chiave, come dicevo, è quello della prossimità. A fronte di un progressivo invecchiamento della popolazione e della necessità di garantire vicino a casa servizi di qualità, grazie anche al Pnrr sta sorgendo sul territorio una rete di presidi sanitari intermedi come gli ospedali e case di comunità di Trofarello, Poirino, Carignano, La Loggia, Carmagnola, Chieri, Vinovo e Castelnuovo Don Bosco. E anche la tanto sospirata apertura, dopo anni di battaglie, della farmacia nella frazione Favari-Avatanei è una risposta concreta a questo approccio.

– E sul fronte di trasporti e mobilità?

Rafforzare per tutti i cittadini – anche fragili, anziani e di aree periferiche – la possibilità di raggiungere il posto di lavoro, la scuola o la struttura sanitaria è una delle politiche che un’amministrazione efficace ha il dovere di governare con una visione coraggiosa. Un esempio. Dopo decennii in cui la storica rete di ferrovie regionali è stata smantellata soprattutto dalle amministrazioni di sinistra che le ha definite “rami secchi” e ha spostato il traffico su gomma, ora la Regione sta incominciando a riaprire le tratte e riportare il servizio su rotaia con beneficio per l’ambiente. Per restare sul nostro territorio, la nascita del nuovo ospedale a Cambiano sta rinnovando e rendendo più sicura la viabilità con la circonvallazione di Santena-Villastellone che potrà essere completata con un nuovo ponte sul Banna. Di recente siamo intervenuti sui vertici Gtt per ripristinare le corse della linea 73 Carmagnola-Santena nell’orario di uscita dalle scuole e prolungare la linea 45 da Santena verso la frazione Tetti Giro, ad uso in particolare degli studenti e dei lavoratori. Resta sullo sfondo il grande tema, mai tramontato, di una grande infrastruttura come la tangenziale Est di Torino, che andrà affrontato senza pregiudizi anche alla luce dell’imminente completamento della Asti-Cuneo e dei nuovi percorsi commerciali e turistici che essa può tracciare.

– Ambiente e transizione energetica: in Piemonte a che punto siamo secondo lei?

È bene ricordare che le agende e le decisioni importanti sulle politiche ambientali ormai vengono dettate dall’Europa e ci sono pochi margini di scelta. Ma dobbiamo ricordare anche che l’8 e il 9 giugno abbiamo la possibilità di scegliere se continuare ad avere un Parlamento europeo e una Commissione condizionati da una burocrazia tecnocratica, lontana e ideologicamente ostile all’Italia e a una regione come la nostra, oppure dare un segnale di cambiamento. Pensiamo alle imposizioni sull’auto elettrica nell’area che per oltre un secolo ha fondato il proprio sviluppo industriale sui motori. O l’azzeramento dell’impatto ecologico imposto per legge su edifici di borghi storici che sono la nostra ricchezza. O ancora l’attacco portato all’agricoltura e all’allevamento, accusati di essere
responsabili del cambiamento climatico e dell’impoverimento dei suoli. Io sono fra coloro che ritengono l’agricoltore il primo difensore della terra, dell’ambiente e del clima, e che vada per questo sostenuto e difeso. Ricordo con orgoglio la nostra battaglia vinta con i trattori per impedire l’insediamento del deposito di scorie nucleari nelle campagne di Carmagnola. Continueremo a dire no alle etichettature terroristiche sui nostri vini in nome di uno pseudo-salutismo. A dire no alla carne sintetica da laboratorio, alle farine di insetti e a tutte le politiche guidate da una regìa ideologica surreale, lontanissima da chi conosce le nostre campagne e i nostri imprenditori agricoli.

– In quale ambito in Piemonte si sarebbe potuto e si potrebbe fare di più?

In qualunque settore ognuno vorrebbe aver potuto fare di più, incidere maggiormente, risolvere i problemi e lasciare la propria impronta positiva. Ma occorre fare sempre i conti con le risorse disponibili, quando non con emergenze imprevedibili come appunto il Covid che azzerano qualunque previsione e riparametrano tutto. Sicuramente una foresta che sta crescendo silenziosamente è la rete di opere realizzate grazie ai fondi del Pnrr, e che vede nella nostra zona interventi di recupero e ammodernamento su strutture di forte interesse sociale e di comunità a Carmagnola, Cambiano, Carignano, Osasio, Pino Torinese, Trofarello e Villastellone per complessivi 16 milioni di euro. Ecco, mi pare un bell’esempio di come non siano soltanto le grandi opere d’impatto a cambiare in meglio il territorio ma tanti interventi capaci di incidere dal basso sulla qualità dei servizi e della vita.

– Quali sono gli obiettivi che si propone di perseguire se sarà eletto?

Vorrei continuare l’impegno preso per rappresentare il mio territorio in Regione, proseguendo nell’opera quotidiana di aiuto ai cittadini e agli amministratori comunali del territorio e portando avanti i tanti progetti ancora in itinere. A cominciare dal monitorare il rispetto dei tempi per la realizzazione dell’Ospedale dell’Asl To5, delle opere ad esso collegate e di quelle previste nel piano di edilizia sanitaria. Sarò affiancato in questa avventura da una persona che, come me, proviene da quella palestra straordinaria che è l’esperienza di amministratore locale. Una donna preparata: Marina Bordese, già Sindaco e Vicesindaco di Villafranca Piemonte, con la quale faccio tandem sulla scheda elettorale che prevede una preferenza maschile e una femminile. Insieme cercheremo di rappresentare al meglio in Consiglio regionale il nostro territorio del Chierese, Carmagnolese e Pinerolese.

– Qual è il punto cardine del suo programma elettorale?

È una conseguenza di quanto dicevo ora. Un punto di metodo più che di merito. Continuare ad essere presente sul territorio come ho cercato di fare finora. Ad ascoltare. Ad essere sempre raggiungibile e disponibile. Per un politico, essere non soltanto vicino alla gente ma essere anche essere percepito come tale, contribuisce ad abbattere quella diffidenza e sfiducia che allontanano troppe persone dalla politica intesa come opportunità di cambiare in meglio la società, le spingono fra le braccia del qualunquismo e le allontanano dalle urne. È una cosa che per i nostri nonni, che ottant’anni fa hanno pagato con il sangue il ritorno alla libertà di scelta, e le nostre nonne che hanno conquistato quell’immenso traguardo di parità che è il voto femminile, sarebbe semplicemente inconcepibile.

–  Eppure l’astensionismo è un fenomeno in crescita. Perché i piemontesi dovrebbero andare a votare e dare il voto a lei e al suo schieramento? 

Credo che i piemontesi l’8 e il 9 giugno dovrebbero recarsi alle urne per tre motivi. Primo. Non ha senso lamentarsi e dare la colpa alla politica quando non si esercita quel diritto- dovere sancito dalla Costituzione che è scegliere chi ci deve rappresentare, ascoltare, dare una mano, e che in ogni momento possiamo richiamare all’esercizio dei suoi doveri. Secondo. Le elezioni regionali, a differenza di quelle nazionali che hanno liste bloccate, hanno ancora le preferenze e ci danno la possibilità di scrivere direttamente il nome della persona o delle persone che intendiamo mandare a rappresentarci a Palazzo Lascaris. Terzo, perché a differenza dei candidati “paracadutati” da fuori, quelli alle regionali sono sempre persone espressione del territorio, che traggono la loro legittimazione e capacità di essere rieletti proprio dai risultati ottenuti e dal bilancio di quanto hanno saputo fare per esso. E qui vengo alla scelta dello schieramento. Non spetta a me giudicare il lavoro svolto in questi anni, ma sicuramente posso garantire che il centrodestra è quello che ha saputo interpretare in modo più autorevole e meno ideologico la capacità progettuale della nostra gente, la sua identità, la sua laboriosità e generosità, ii valori di comunità e di impegno nell’associazionismo e nel volontariato. Insomma, rappresentare meglio l’anima del Piemonte.

 

Elezioni 9 e 9 giugno 2024 – Europee, Regionali, Comunali

LA PAROLA AI CANDIDATI

Pubblichiamo su queste pagine le interviste ai candidati del territorio al Parlamento Europeo e al Consiglio regionale  del Piemonte nonché ai candidati Sindaci che hanno manifestato e/o manifesteranno la loro disponibilità a rispondere alle domande della Redazione e rinnoviamo il nostro invito: la Redazione di “Ieri Oggi Domani – Cronache, arte e cultura sul filo del Po” è disponibile a intervistare tutti i candidati interessati, che possono contattarci scrivendo a redazione@ierioggidomani.it.

 

 




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