Liberati in natura nei dintorni di Polonghera due moscardini curati al Cras di Bernezzo
Dopo essere stati curati, due moscardini sono stati liberati nella Riserva Naturale Confluenza Po-Varaita; ad effettuare l’operazione i Carabinieri Forestali della Stazione di Saluzzo e il Parco del Monviso. Gli esemplari di Muscardinus avellanarius, un roditore che appartiene alla famiglia dei ghiri, erano stati trasferiti in cura al CRAS – Centro Recupero Animali Selvatici di Bernezzo nel corso della stagione invernale.
Prelevati in due distinte occasioni tra ottobre e febbraio poiché si trovavano in uno stato di difficoltà che ne avrebbe potuto compromettere la sopravvivenza, i due roditori hanno trascorso gli ultimi mesi in uno spazio riscaldato e protetto nel quale hanno potuto ritrovare le condizioni ottimali per superare la stagione fredda, quando riducono il proprio ritmo cardiaco e respiratorio diminuendo anche la temperatura corporea.
La liberazione è avvenuta ieri, venerdì 12 aprile, nella zona della Riserva Naturale Confluenza Po-Varaita, in gestione al Parco del Monviso e nel territorio comunale di Polonghera. Nei pressi del luogo in cui i moscardini sono tornati in natura sono state installate due cassette-nido in legno, realizzate in legno di pino non trattato da personale del Parco del Monviso, che potranno costituire un rifugio adatto agli animali.
Il moscardino è inserito nell’elenco delle specie di interesse comunitario presenti nel sito della Confluenza Po-Varaita, che è anche Zona Speciale di Conservazione della Rete europea Natura 2000 (ZSC IT1160013) per cui l’Ente di Gestione delle Aree protette del Monviso ne monitorerà la presenza nel tempo attraverso il posizionamento delle cassette-nido e di tracking-tube, cioè tubi aperti alle estremità con un’esca all’interno e due tamponi di inchiostro, del tutto innocui per l’animale, su cui il moscardino si sporca le zampine, lasciando poi le caratteristiche impronte su un cartoncino posto al centro del tubo stesso.
Il moscardino, chiamato anche nocciolino per via della sua alimentazione a base di fiori e frutti con prevalenza di nocciole, è una specie strettamente legata agli ecosistemi forestali e si muove quasi esclusivamente su piante arboree o su cespugli. Vive in boschi ad alta percentuale di biodiversità e la sua presenza è un buon indicatore dello stato di salute dei boschi. Appartiene alla famiglia dei Gliridi; ha manto rossiccio o giallo-arancio e può raggiungere i 16 cm di lunghezza compresa la lunga coda, interamente coperta di peli. Tratti distintivi sono infine le orecchie, piccole e poco sviluppate, e gli occhi grandi e di colore nero. Nel periodo invernale, al quale si prepara aumentando l’apporto di cibo per creare una riserva di grasso, si rifugia in luoghi protetti, cavità di tronchi o nidi sferici costruiti tra i rami di arbusti e giovani alberi impiegando foglie, muschio e fili d’erba intrecciati, dove si rannicchia in modo da disperdere meno calore possibile, rallentando i propri parametri vitali.
La specie non è soggetta a minacce importanti per la sua conservazione ed è diffusa in tutta Italia: risulta più rara in Pianura Padana e in zone maggiormente antropizzate o soggette a agricoltura intensiva. Elencata nella Direttiva Habitat dell’Unione Europea, che mira a salvaguardare la biodiversità attraverso la conservazione degli habitat naturali, della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo, non è cacciabile.