“Il mio impegno per Carignano continua” – Consiglio comunale: Roberto Falciola si dimette, subentra Alberto Tamietti

roberto falciola

Avvicendamento sui banchi del Consiglio comunale di Carignano: Roberto Falciola, già candidato sindaco per la lista La Città che Cresce e finora capogruppo della minoranza, ha presentato a gennaio le dimissioni dalla carica. Gli subentrerà, già dalla  seduta di venerdì 9 febbraio scorso,  Alberto Tamietti, consigliere comunale nella scorsa legislatura e primo dei non eletti della Città che Cresce alle ultime elezioni.

Rinuncia al suo incarico dopo più di dodici anni: perché queste dimissioni che per molti sembrano arrivare come un fulmine a ciel sereno?

 

 




Il motivo è che nell’immediato futuro si prospettano dei nuovi impegni, nella mia vita personale e professionale, che mi impedirebbero di continuare a svolgere l’incarico di consigliere con il dovuto impegno e la giusta continuità. È un fatto che si è presentato negli ultimi due mesi e mi ha costretto a farci i conti”.

Una decisione presa non a cuor leggero, immaginiamo: ”È così. Ho riflettuto a lungo, soppesando i pro e i contro. Progressivamente il cuore si è alleggerito soprattutto perché sapevo che il progetto e gli ideali della Città che Cresce non dipendono dalla mia presenza in Consiglio comunale ma dal fatto di essere un patrimonio condiviso con molti altri”.

Come la vive il suo gruppo?

Ne ho parlato con gli altri tre consiglieri [Marco Cignetti, Francesco Boggio, e Francesca Dejoma. Ndr] alcuni giorni prima di formalizzare le dimissioni, perché era giusto condividerlo anzitutto con loro. Abbiamo passato una bellissima serata cenando insieme e nell’amicizia vera che viviamo ho potuto spiegarmi ed essere capito. Mi hanno incoraggiato e ho ricevuto le stesse testimonianze di affetto anche dal gruppo più ampio della Città che Cresce, che anche ho voluto informare in anticipo”.

Continuerà a occuparsi di Carignano?

Certamente continuerò a dare il mio contributo al gruppo di cittadinanza attiva La Città che Cresce; di fatto l’unica cosa che cambia è che non sarò più in Consiglio comunale, per il resto mi impegnerò a dare continuità al percorso che il gruppo da tanti anni sta facendo”.

Dal suo punto di osservazione, e di azione, che abbraccia più di un decennio, come è cambiata la città e, soprattutto, i suoi concittadini, se sono cambiati, in che modo?

La popolazione si aggira sempre sugli stessi numeri: 9200 abitanti circa. Ma ogni anno arrivano da 100 a 200 persone nuove e altrettante se ne vanno. Il cambiamento, se lo si volesse considerare, è già lì: perché si viene ad abitare qui, perché si va via? Comunque, al di là dei numeri, credo che anche Carignano sia lo specchio della nostra società; a volte mi sembra di vedere un peggioramento (per esempio nella sporcizia che è aumentata e di cui molti si lamentano, ma che è causata dagli stessi cittadini, o in certi comportamenti egoistici e noncuranti delle altre persone) e colgo che molti carignanesi pensano di vivere in una città in progressivo degrado. Ma vedo, in positivo, il desiderio di tanti di fare qualcosa per cambiare in meglio le cose: un desiderio che avrebbe bisogno di essere preso sul serio, facilitando in tutti i modi chi vuole agire per il bene della città, e sono convinto che in fretta si potrebbe invertire la rotta. Ed è un segno molto bello che negli ultimi anni siano nate delle nuove associazioni, che spaziano dalle attività sociali a quelle culturali o legate alle tradizioni della città”.

Anche lei, forse, nel corso del tempo ha modificato atteggiamenti e opinioni.

Di sicuro, rispetto a quando sono entrato in Consiglio comunale dodici anni e mezzo fa, sono molto più consapevole di quanto sia complicato amministrare una città. Ho anche imparato, facendo tre campagne elettorali, che avere delle buone idee è fondamentale, ma la cosa più importante è confrontarsi con la gente. Un’opinione che non ho cambiato, invece, è che a Carignano ci sono tantissime energie che potrebbero essere spese per far cambiare in meglio la città, ma aspettano ancora di essere liberate attraverso una politica che le metta in comunicazione e sviluppi un progetto di partecipazione e amministrazione condivisa”.

Elettori in calo e scarsissima presenza ai consigli comunali, un fenomeno certo non soltanto carignanese. Secondo lei è possibile invertire la tendenza? “La cosa che mi ha fatto più male non è stata perdere le elezioni, ma vedere che un carignanese su due non è venuto a votare, e quindi che non eravamo stati capaci di comunicare che con il voto si potevano davvero cambiare le cose. Potevo capire il senso di lontananza rispetto alla politica nazionale, ma l’indifferenza per il futuro della propria città mi ha davvero sorpreso. Secondo me non si è riflettuto abbastanza sui perché di questa astensione così massiccia, mai successa prima. Ormai chiunque vince le elezioni, a qualsiasi livello, dovrebbe avere l’umiltà di riconoscere che governerà grazie ai voti di una minoranza della popolazione, e che c’è un grande lavoro da fare per restituire credibilità alla politica: io però credo che sia possibile, partendo proprio dalle città”

Come è Carignano secondo lei e come, invece, dovrebbe e potrebbe essere?

Carignano deve decidere se diventare finalmente una città bella da vivere e capace di inorgoglire chi ne fa parte o rassegnarsi invece a essere né carne né pesce, con tante belle speranze rimaste sempre irrealizzate. Il nostro progetto prevede una città che unisca storia e modernità, che dia alle persone nelle diverse condizioni di vita tutto quanto è necessario per sentirsi al posto giusto, accolte, protette e valorizzate, aiutate a crescere e a realizzarsi. Il mio sogno personale è di una città di cui si possa dire: «A Carignano nessuno è solo»”.

Ci parli di cosa le ha dato più soddisfazione.

Senz’altro il lavorare fianco a fianco con tante persone unite dallo stesso progetto. Mi riferisco al gruppo di cittadinanza attiva della Città che Cresce, che nei momenti migliori ha toccato il centinaio di persone. Vedere come pensare insieme faccia crescere i progetti e la voglia di fare è sempre una cosa che mi emoziona”.

Ci sono state anche delusioni?

La delusione più grande l’ha portata il Covid. A fine 2019 con il gruppo della Città che Cresce avevamo messo le premesse per un grande lavoro da fare in città nei mesi seguenti, poi è arrivata l’epidemia e ha fermato tutto. Credo che senza questo intoppo le elezioni sarebbero andate diversamente”.

Sorprese positive?

Le tantissime risposte raccolte nei due sondaggi che abbiamo fatto in città con i questionari sui giovani e sul futuro della piazza Carlo Alberto, e la partecipazione numerosa alle passeggiate di comunità, anche di persone mai viste prima. Sono segnali che se la gente viene coinvolta ha delle cose da dire: bisognerebbe ascoltarla di più”.

Che augurio fa alla sua squadra e al suo successore?

Di sentirsi sempre appoggiati e aiutati dalle tante persone che credono nel nostro progetto di città. E di sapere sempre guardare lontano”.

Ha un messaggio per i suoi concittadini?

È un messaggio molto semplice: la città è di tutti, e ognuno può fare la sua parte per prendersene cura. Ci sono tanti modi per farlo: non sporcarla, e magari pulirla, rispettarsi l’un l’altro, interessarsi degli altri, aiutarsi, partecipare alle tante associazioni che ci sono… E se uno vuole provare a pensare un po’ più in grande, a confrontarsi sul presente ma anche sul futuro della città, il gruppo della Città che Cresce lo aspetta”.

 

 




 

 

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