Anni Venti a Torino e Milano: da Casorati a Sironi ai Nuovi Futuristi: la pittura tra classico e avanguardia
Sono circa settanta le opere in mostra fino all’11 febbraio nelle nuove sale espositive del Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto di Torino (via Po 55 – www.fondazioneaccorsi-ometto.it) , testimonianza degli anni Venti del Novecento in Italia. Da Casorati a Sironi ai Nuovi Futuristi. Torino-Milano 1920-1930. Pittura tra classico e avanguardia ripercorre un decennio tra i più sorprendenti della storia nazionale ed europea del XX secolo, caratterizzato dalla contraddittorietà tra le incertezze sociali e politiche e i notevoli esiti artistici.
Curata da Nicoletta Colombo e Giuliana Godio, la mostra è suddivisa in quattro sezioni e prende le mosse dal 1920, anno che segna l’ingresso italiano nella temperie artistica de ritorno all’ordine, contraddistinta dal recupero della classicità in ottica moderna. Il clima della ricostruzione, che interessa non solo l’Italia,ma anche il “terribile rinascimento artistico europeo”, come lo denominava Giorgio de Chirico nel 1918, inseguiva la speranza di una vera e propria rinascita morale e spirituale. L’indagine critica della mostra si propone di considerare i contenuti pittorici emersi in due fondamentali centri del nord Italia, Milano e Torino, attraverso opere che provengono da musei, fondazioni, collezioni private e dalla collaborazione con gli archivi degli autori selezionati.
PRIMA SEZONE: FELICE CASORATI. Negli anni Venti la situazione culturale torinese non si prospetta particolarmente vivace, dominata come appare dalla linea filo-ottocentesca impressa dalla supremazia di Giacomo Grosso e di Leonardo Bistolfi. Tuttavia il superamento della tradizione si attua grazie al trasferimento nel capoluogo piemontese di Felice Casorati, avvenuto nel 1918 dopo l’esperienza secessionista di Ca’ Pesaro. La presenza dell’imprenditore e mecenate Riccardo Gualino, l’ambiente intellettuale gobettiano, nonché l’insegnamento di Lionello Venturi, contribuiscono a partire dal 1919 a riguadagnare alla città una dimensione culturale europea. La prima sezione è dedicata a Casorati, presente con una serie di opere storiche
SECONDA SEZIONE: IL “NOVECENTO” A MILANO . Milano, luogo d’origine del Futurismo marinettiano e dell’avanguardia, è la culla del “Novecento” artistico, ispirato alle linee teoriche di Margherita Sarfatti, le cui premesse vertono su sobrietà del colore, antirealismo e antiromanticismo, recupero di una classicità aggiornata, composizione secondo le leggi di equilibrio e di proporzione e importanza della forma, scandita da linee architettoniche e geometriche. La seconda sezione è dedicata ad alcuni dipinti storici della prima fase milanese del “Novecento” (1920-1925) e del successivo Novecento italiano di ambito ambrosiano con opere di Mario Sironi, Achille Funi, Fiori, Anselmo Bucci, Leonardo Dudreville, Emilio Malerba, Alberto Salietti, Carlo Carrà, Arturo Tosi, Pompeo Borra, Gian Filippo Usellini, Paola Consolo.
TERZA SEZIONE: I SEI DI TORINO E LA CERCHIA DI CASORATI . A partire dal 1920 nella Torino conservatrice e umbertina dominata dall’Accademia, l’alternanza modernista trova un fronte comune nell’opera innovatrice di Felice Casorati, creatore di una scuola-bottega in cui la sapienza tecnica si accompagna alla trasmissione di valori morali. Nutriti dalle premesse culturali europeiste filtrate dall’insegnamento di Lionello Venturi e dal successivo avvento del critico Edoardo Persico, sei giovani pittori si riconoscono fin dal 1923 in un comune indirizzo filo-francese e neo-romantico opposto all’orientamento classicista dell’ufficialità: si tratta di Jessie Boswell, Gigi Chessa, Nicola Galante, Carlo Levi, Francesco Menzio, Enrico Paulucci. Assegnabili all’entourage casoratiano i dipinti di Daphne Maugham, Giulio da Milano, Emilio Sobrero, affiancati dall’interessante e raro progetto di pittura murale dell’inquieto e autonomo Luigi Spazzapan.
QUARTA SEZIONE: I NUOVI FUTURISTI TRA TORINO E MILANO . Il Nuovo Futurismo (Secondo Futurismo) si pone nel segno delle ricerche avanguardiste in polemica nei confronti del “Novecento”. Il gruppo torinese, formatosi già dal 1923 attorno a Fillia (Luigi Colombo), costituisce il nucleo secondo-futurista più solido e attivo in ambito nazionale. Sono esposti saggi dei nuovi Futuristi torinesi e di quelli milanesi dei finali anni ’20: opere storiche di Fillia, Giacomo Balla, Nicolaj Diulgheroff, Pippo Oriani, Ivanhoe Gambini, Bruno Munari, Cesare Andreoni, Osvaldo Bot e Enrico Prampolini, personalità determinante per le sorti del Futurismo torinese e nazionale.