Il Liberty sabaudo a Palazzo Madama – Architettura e arte, vita e società a Torino: l’affermazione di uno stile
Un centinaio di opere riunite per raccontare il fondamentale ruolo di Torino nell’affermarsi del Liberty, un’arte che nella capitale sabauda diviene il fulcro di una storia che travolge ogni aspetto della vita e della società, definendo un’esperienza architettonica e artistica che dalle suggestioni torinesi si diffonderà in tutto il mondo: la mostra Liberty. Torino Capitale, inaugurata a ottobre a Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica di Torino (piazza Castello – www.palazzomadamatorino.it) sarà aperta al pubblico fino al 10 giugno 2024.
A cura di Palazzo Madama e della SIAT – Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino con la collaborazione di MondoMostre, l’esposizione è un passaggio cruciale per l’ingresso di Torino nel RANN –Réseau Art Nouveau Network di Bruxelles e la sua candidatura a Città Patrimonio Mondiale Unesco per il Liberty.
La mostra è articolata in cinque sezioni. Dall’esordio tutto consacrato all’eterno femminino, all’immagine della donna che al passaggio tra Ottocento e Novecento emerge per potenza visiva e nuovo ruolo sociale stupefacenti che l’esposizione ricolloca nella loro dimensione di eccezionalità, non solo rispetto al panorama italiano: le grandi opere di Boldini e Bistolfi, Corcos e Canonica. Da qui si passerà all’ambiente privato della casa moderna: accolti all’interno di un bow window di Palazzina Turbiglio, si potrà apprezzare e comprendere la novità prorompente dell’elemento architettonico che divenne distintivo del panorama liberty torinese. Qui ci si potrà muovere tra l’eleganza degli abiti del tempo ammirando complementi d’arredo e pregiati accessori, illuminati da un lampadario dell’Officina Mazzucotelli, e prendendo coscienza del ruolo della danza e del movimento grazie a immagini e opere quali il magnifico vaso portafrutta di Leonardo Bistolfi. La Gran Via il cuore dell’esposizione che narra Torino, la sua architettura, il suo ruolo per l’Europa e per il mondo, a cominciare dalla rivoluzionaria Esposizione Internazionale del 1902, rievocata con opere originali allora esposte e gli apparati iconografici concepiti. Solo Torino ha la capacità di declinare questa storia in ogni ambito dell’edificare, poiché il Liberty connota scuole e fabbriche, case popolari e ville signorili, bagni pubblici e palazzi in oltre 500 capolavori distribuiti su tutto il territorio cittadino. Nella quarta sezione, dedicata ai linguaggi per una nuova società, l’industria dell’arredamento e degli interni deflagra dall’editoria scolastica alla grafica pubblicitaria e alle riviste, in un Liberty che diviene linguaggio unificante di un Paese e di una società, trovando il proprio massimo interprete in Leonardo Bistolfi, che è il protagonista assoluto dell’ultima sala.
Nel quarantennio della cosiddetta Belle Époque, nei decenni di fiducia sconfinata nel progresso, un mondo senza più confini trova la sua espressione in un movimento artistico-filosofico che con squisita eleganza decorativa connette ogni cosa con linee dolci e sinuose che si incontrano e si intrecciano armoniosamente. È la nascita di uno stile che trova in Torino la sua capitale e la propria cassa di risonanza nel Parco del Valentino, protagonista dei nuovi valori della nazione e del progresso, cornice ideale per mettere in mostra la produzione italiana in campo industriale, agricolo e artistico. Con l’Esposizione generale italiana del 1898 si crea la Fontana dei Mesi. A essa lavorano Luigi Contratti, Giacomo Cometti, Cesare Reduzzi ed Edoardo Rubino, gli scultori protagonisti della grande stagione liberty, di cui Torino diviene una capitale di livello mondiale riconosciuta subito per l’Esposizione Internazionale di Arte Decorativa Moderna (aprile – novembre 1902), capace di dare spazio ai massimi protagonisti dell’Art Nouveau europea. Quanto concepito e mostrato nella capitale sabauda contribuisce, tra l’ultimo ventennio dell’Ottocento e il primo del Novecento, non solo a trasformare e rinnovare l’aspetto della città, ma a definire un approccio al contesto urbano che inciderà su tutta l’architettura occidentale prima e mondiale poi. Torino innesta sul suo tessuto settecentesco una straordinaria avventura urbana e sociale, con l’arte del Liberty che ridefinisce la quotidianità della città. L’architetto-ingegnere Pietro Fenoglio crea capolavori quali Villa Scott – protagonista del film Profondo rosso di Dario Argento – e Casa Fenoglio-La Fleur. Queste costruzioni introducono a un vasto insieme di ville nobiliari e palazzi destinati alla borghesia, che a propria volta preludono a esperienze originalissime quali il Villaggio Leumann, nato nel solco dello spirito del Nord Europa, ai caseggiati nei quartieri operai, artigianali e impiegatizi di Barriera di Milano e San Paolo e ai bagni pubblici presenti in tutti i quartieri della città.
L’allestimento, la mostra e il catalogo – edito da Silvana Editoriale – sono a cura di Beatrice Coda Negozio, Roberto Fraternali, Carlo Ostorero, Rosalba Stura e Maria Carla Visconti.