Da fotografa a pittrice, Dora Maar oltre Picasso – La Galleria Pirra dedica una personale alla grande interprete del Surrealismo

dora maar

Dora Maar, Paesaggio notturno a Ménerbes olio su tela 46 x 34 cm

La Galleria Pirra (Torino, corso Vittorio Emanuele II 82)  inaugura martedì 21 ottobre la personale dedicata a Dora Maar, grande interprete del surrealismo, nata come fotografa e poi trasformatasi in pittrice. La mostra si intitola DORA MAAR oltre Picasso, a sottolineare l’unicità e la grandezza di questa artista, al di là di tutto quello che al giorno d’oggi definiremmo gossip. Intorno alla tormentata storia d’amore tra i due si è detto e scritto molto, ma le direttrici della Galleria, Daniela e Gabriella Pirra, hanno fatto un approfondito  lavoro di ricerca affinché le opere di Dora Maar fossero le protagoniste, affinché fosse la sua produzione, immensa e articolata, a parlare per e di lei, al di là dello stereotipo di musa e amante.

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Dora Maar, Composizione astratta olio su carta 42,5 x 30,5 cm

Spesso, mentre era in vita, il suo successo e la sua carriera sono stati oscurati dalla relazione con Picasso e non a caso, esposte oggi, ci sono prevalentemente dipinti su carta, realizzati nel periodo di reclusione volontaria in Provenza, dove Dora progressivamente si isola dopo la fine della relazione con Picasso.

In quel lungo arco di tempo, è la natura la sua fonte d’ispirazione principale. Complice la fascinazione per il massiccio del Luberon, vicino a Ménerbes, Dora si dedica quasi esclusivamente a “ritrarre” paesaggi, evidenziandone la fluidità e il lirismo. Poco alla volta, la figurazione scompare – o si riduce al minimo – vira verso l’astrazione per lasciare spazio all’essenza poetica del soggetto. La poesia, infatti, è una dimensione che ha accompagnato l’artista per tutta la vita e lascerà un’impronta sempre più profonda nel suo cammino creativo. Una volta superato il confine con l’astrazione, Maar indaga quel linguaggio, approdando a risultati che confermano il suo constante desiderio di sperimentare forme e modi nuovi, di soddisfare una curiosità insaziabile.

Le opere esposte, in qualche modo, contribuiscono a cogliere altri frammenti dell’evoluzione artistica di Dora Maar, perché, essendo lavori esplorativi, studi preparatori, schizzi, hanno la forza della spontaneità e dell’immediatezza. Andando oltre la loro semplicità formale, si può intuire il cuore di una ricerca personale mai interrotta. Dora crea, anche nelle opere di piccolo formato, dei mondi sensibili nei quali, forse, trovare rifugio e serenità.

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Dora Maar, Composizione astratta tecnica mista 21 x 26 cm

Maar, dopo aver trascorso l’infanzia a Buenos Aires, nei primi anni Venti rientra a Parigi, dove frequenta vari istituti d’arte, tra cui l’Académie Julian e l’atelier di André Lhote. All’inizio degli anni Trenta intraprende la carriera di fotografa, condividendo lo studio con lo scenografo Pierre Kéfer, conosce Man Ray e adotta il nome Dora Maar. Gli anni Trenta, caratterizzati da una forte crisi economica, rappresentano un periodo favorevole allo sviluppo della “fotografia di strada”. La sua attenzione è catturata dai mendicanti, dai vagabondi e dalle madri sole con i figli piccoli, che ritrae con profonda umanità. Lavora nella moda e nella pubblicità, ma la sua rete di conoscenze si espande velocemente e dal 1935 è membro a pieno titolo del movimento surrealista, ne condivide attivamente l’impegno politico di sinistra, fotografa molti degli artisti che ne fanno parte, espone con loro  (è una delle pochissime donne ammesse) e stringe forti legami con André BretonPaul Éluard e Georges Bataille. Il suo lavoro inizia ad assumere le caratteristiche oniriche, oscure e talvolta angoscianti tipiche del Surrealismo. Il mondo dei sogni, l’arte infantile, il primitivo, l’erotismo e l’inquietante distorsione del quotidiano compongono il suo universo. Tecnicamente può vantare una ricca esperienza, che le permette di ritoccare i negativi e sovrapporre immagini con rara sensibilità. I suoi lavori comprendono solarizzazioni, collage e fotomontaggi, alcuni dei quali sono diventati celebri icone del Surrealismo.

La storia tra Maar e Picasso inizia nel 1935. Lei lo immortala spesso, così come lui ritrae lei – è lei la celebre Donna che piange – e le foto di lui mentre dipinge Guernica sono uno straordinario documento storico che testimonia la realizzazione di una delle opere pittoriche più significative del Novecento. È Picasso a convincerla ad abbandonare la fotografia per dedicarsi alla pittura. Un processo che si rivelerà estremamente conflittuale sotto tutti i punti di vista, perché è difficile emanciparsi dall’influenza soverchiante del genio. Le composizioni di Dora però, in particolare le grandi nature morte, rivelano una immobilità e forme stilizzate che fanno presagire il futuro linguaggio astratto che adotterà. La relazione con Picasso nel corso degli anni degenera fino a naufragare definitivamente nel 1944 circa.

La pittura e la religione rappresentano le due strade per trasformare lo sconforto procurato dalla perdita dei suoi punti di riferimento. Fino alla fine degli anni Cinquanta frequenta ancora qualche amico e alcuni ambienti artistici, ma le sue apparizioni si fanno sempre più rare e non espone più. La sua produzione pittorica si evolve liberamente. I soggetti delle sue opere si arricchiscono dei paesaggi disadorni di Ménerbes, dove conduce una vita molto riservata: meditazione, ricerca spirituale e pittura. La poesia, dimensione che l’ha accompagnata per tutta la vita, lascia un’impronta sempre più profonda nel suo percorso artistico. I suoi paesaggi sono essenzialmente lirici, fino a virare verso l’astrazione. Poco alla volta, la figurazione scompare per lasciare spazio all’essenza poetica del soggetto. Dagli anni Ottanta, sempre dividendosi tra Parigi e Ménerbes, si isola totalmente. Negli ultimi anni di vita, Dora Maar riprende la fotografia e rielabora dei vecchi fotogrammi, evidentemente spinta da una creatività inesauribile.

Giovedì  27 ottobre alle ore 18.30, la Galleria ospiterà l’incontro Dans le secret de moi-même et moi-même secret, Federica Peirolo racconta Dora Maar.”

Emanuela Bernascone

La mostra è visitabile fino al 27 novembre 2022. Dal lunedì al sabato 10 – 12.30; 15.30 – 19. Domenica 10 – 12.30.
Galleria Pirra, corso Vittorio Emanuele II 82, Torino – www.galleriapirra.it

 




 

 

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