Nelle Aree protette del Po piemontese fiorisce la biodiversità: l’elenco aggiornato delle specie vegetali è di 1400 tra alberi, arbusti, erbe, felci e muschi

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Foto Paola Palazzolo (Archivio Ente di gestione delle Aree Protette del Po piemontese)

Si aggira intorno a 1400 l’elenco aggiornato delle specie floristiche delle Aree protette del Po piemontese che, con la sua ricchezza di alberi, arbusti, erbe, felci e muschi, rappresenta un importante indicatore di salute della biodiversità del territorio.

Per avere un’idea della rilevanza del dato si può fare un confronto con quelle di tutto il Piemonte e la Valle d’Aosta (insieme) in cui sono 4344, mentre nell’Italia intera ce ne sono circa 9800. Le specie rare sono all’incirca 240, delle quali ben 96 sottoposte a varie forme di protezione (Direttiva Habitat, Lista Rossa della Flora italiana, Lista Rossa della Flora piemontese, legge regionale n° 32/1982). Sono state passate al vaglio tutte le Aree protette del Po piemontese: 3 Parchi naturali, 5 Riserve naturali e 24 siti della Rete Natura 2000 e questo è il risultato del censimento appena concluso, curato dai guardiaparco specializzati in botanica.

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Foto Paola Palazzolo (Archivio Ente di gestione delle Aree Protette del Po piemontese)

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Foto Paola Palazzolo (Archivio Ente di gestione delle Aree Protette del Po piemontese)

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Foto Paola Palazzolo (Archivio Ente di gestione delle Aree Protette del Po piemontese)

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Foto Paola Palazzolo (Archivio Ente di gestione delle Aree Protette del Po piemontese)

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Foto Paola Palazzolo (Archivio Ente di gestione delle Aree Protette del Po piemontese)

Tra le 1400 specie sono incluse anche le esotiche; si stima che nel Parco naturale del Po piemontese la percentuale di specie alloctone rispetto alle nostrane sia del 14% – la media nazionale è del 13% – percentuali tendenzialmente in aumento visti i sempre nuovi arrivi. Occorre sottolineare che i fiumi sono eccezionali vie di spostamento per le piante e le loro sponde sono le prime a essere colonizzate. Se è vero che solo una piccolissima parte di queste specie è invasiva è altrettanto vero che sono sufficienti quelle poche a causare gravi danni. Alla confluenza fra Po e Sesia, ad esempio, il poligono del Giappone crea barriere alte anche oltre tre metri, oscurando perfino la vista dei due corsi d’acqua.

Mentre alcune esotiche sono arrivate nel nostro territorio da molto tempo – è il caso della robinia (Robinia pseudacacia, chiamata erroneamente anche “acacia” o “gaggìa”), importata in Italia nel XVII secolo e ormai naturalizzata – altre sono presenti da pochissimo, come la Ludwigia peploides, pianta acquatica trovata per la prima volta un decennio fa in una lanca a Bassignana e tuttora unico sito in Piemonte.

Tra le magnifiche 96 le più note in elenco sono le orchidee, tutte sottoposte a protezione assoluta. Ci sono altri tesori però, nascosti ai più, che meritano attenzione e brillano per i loro fiori appariscenti. Tra questi spicca la bocca di leone gialla (Antirrhinum latifolium),definizione tratta dalle parole greche: “somiglianza” e “naso”, per il fiore che ricorda le narici di un leone; il giaggiolo susinario (Iris graminea);la Cynoglottis barrelieri: cynoglottis cioè (dal greco) lingua di cane; la Digitalis grandiflora, bella e appariscente dai grandi fiori gialliusata per curare le malattie cardiache, attenzione però a trattarla perché è velenosa.

La Danthonia alpina, piccola e bella graminacea, alpina appunto, è pianta rara nel Parco naturale della Collina di Superga come lo è anche il dittamo Dictamnus albus, definizione che si rifà alle parole greche “partorire” e “arbusto”, perché nell’antichità si riteneva che la pianta facilitasse il partoAdonis aestivalis è invece un’archeofita segetale, cioè una delle piante antiche che un tempo coloravano di rosso i campi di cereali; secondo la leggenda il fiore sarebbe nato dal sangue di Adone, figura della mitologia greca, bello per antonomasia. Oggi continua a vegetare dove i campi sono mantenuti al naturale senza uso di diserbanti.

Un grande giglio dorato abbellisce il giorno nel Bosco della Partecipanza di Trino, e solo in quel luogo, l’Hemerocallis lilioasphodelus; la definizione hemerocallis è tratta dal greco e significa appunto “che abbellisce il giorno”mentre a Castelnuovo Scrivia, nel Sito di Interesse Comunitario (SIC) IT1180031 “Basso Scrivia”, vive, lì e solo lì, la dragontea (Dracunculus vulgaris) un piccolo drago purpureo, tossico proprio come il soffio dei draghi alchemici.

Tra le specie più rilevanti di ambienti acquatici, fiumi, torrenti, zone umide, risorgive, canali artificiali come quelli delle Aree protette del Po piemontese, in sofferenza in questo periodo di grande siccità, si annoverano diverse specie interessanti e poco comuni. Il capelvenere (Adiantum capillus-veneris),una felce delicata e rarissima. Il collegamento tra l’epiteto e le caratteristiche di questa pianta consiste nel fatto che, secondo la mitologia romana, quando Venere uscì dalla spuma del mare aveva i capelli asciutti, riferimento alle proprietà idrorepellenti delle foglie. Questa specie è presente nel Parco naturale della Collina di Superga.

La felce palustre (Thelypteris palustris), molto rara in linea generale, in Italia è invece piuttosto diffusa nelle aree di risorgiva del vercellese.

Altre specie rare sono anche: la naiade maggiore (Najas marina), dal greco “Naiade”, ninfa delle sorgenti e dei fiumi, associata a “marina”, che cresce vicino al mare, rara quindi in un contesto di pianura; il limnantemo (Nymphoides peltata), dal greco “pélta”scudo leggero a forma di mezzaluna, per la presenza di organi aventi l’aspetto di un piccolo scudo, l’erba saetta(Sagittaria sagittifolia) per la forma delle foglie simili a punte di freccia e l’erba pesce (Salvinia natans), una piccola felce che galleggia sull’acqua.

Pianta rarissima in Italia, presente nella zona di risorgive del vercellese è anche il giunco fiorito (Butomus umbellatus)ove il termine greco “butomus” è la contrazione delle parole “bue” e “tagliare”: allude alle possibili ferite alla lingua che procurerebbe il margine duro e tagliente delle foglie qualora gli animali se ne cibassero.

Le più preziose ‘acquatiche’, inserite negli elenchi della Direttiva Habitat e che riguardano in particolare i siti della Rete Natura 2000 – sono però senz’altro: il quadrifoglio acquatico (Marsilea quadrifolia), una felce acquatica perenne, e la piccola Lindernia palustris.

Sono rare e protette, proprie degli ambienti prativi e collinari, anche la Campanula medium, presente solo in Provenza, Piemonte e Liguria rispetto al resto del mondo e, nelle aree protette del basso Monferrato, lo zafferano selvatico (Crocus biflorus), rarissimo in Piemonte perché al limite del suo areale di distribuzione. Presente in modo esclusivo nel SIC IT1180032 Bric Montariolo a Pecetto di Valenza l’astro spillo d’oro (Galatella linosyris), diminutivo di Galatea, mitica ninfa figlia di Nereo, innamorata del pastore Aci. Unico sito a Castelnuovo Scrivia per l’Issopo (Hyssopus officinalis), dove “Hyssopus”, ancora una volta derivato dal greco, nella tradizione biblica ha il significato principale di “purificazione” mentre la voce latina “officinalis”allude alle piante usabili in farmaceutica, erboristeria, liquoristica, profumeria e simili.

Nell’iberide rossa o (Iberis umbellata) il termine greco “iberis” richiama la penisola iberica, mentre il termine “umbellata” deriva da “umbella”(ombrellino, parasole), per le infiorescenze a ombrello oppure per il portamento a forma d’ombrello. Si trova esclusivamentenel sito della Rete Natura 2000 IT1180002 “Torrente Orba”, Zona di Protezione Speciale(ZPS) e Zona Speciale di Conservazione (ZSC).

Esclusivamente nei siti IT1180002 “Torrente Orba” eIT1180031 “Basso Scrivia”, Sito di Importanza Comunitaria (SIC), è diffusala Scutellaria columnae, specie dedicata al botanico napoletano Fabio Colonna(1567-1650).

 




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