Siccità in Piemonte la Regione ha chiesto lo stato di calamità, per l’agricoltura è emergenza

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Siccità ed emergenza idrica: il Piemonte ha chiesto lo stato di calamità. E il presidente Alberto Cirio spiega:  “Oggi ho voluto convocare tutte le autorità di gestione, i consorzi irrigui e il mondo dell’agricoltura per fare il punto sulle conseguenze del perdurare della siccità . Il Piemonte soffre dalla fine del 2021 di una scarsità del tutto anomala di precipitazioni che non hanno permesso la costituzione delle naturali riserve d’acqua (i nostri nevai alpini e la ricarica delle falde sotterranee). Stiamo monitorando costantemente questa situazione, aggravata dalle alte temperature delle ultime settimane. A pagarne le conseguenze sono innanzitutto le nostre coltivazioni e i raccolti, per questo abbiamo già trasmesso a Roma la richiesta di stato di calamità a sostegno dei nostri agricoltori e chiederemo lo stato d’emergenza a supporto di tutta la cittadinanza”.

Coldiretti Torino, che aveva chiesto lo stato di calamità alla Regione, spiega: “L’agricoltura ha già perso il 20% delle produzioni per la mancanza di acqua, subito lo stato di calamità per salvare le aziende agricole e progetti concreti per affrontare, nei territori, la crisi climatica”. A rischio sono soprattutto le colture di mais e i prati stabili a foraggere, con diminuzioni dei raccolti che costringeranno gli allevatori a comprare fieno e mangimi a prezzi letteralmente impazziti che vedono rincari di oltre il 100% per effetto delle speculazioni sulla guerra in Ucraina. Siamo appena nella seconda decade di giugno eppure i danni ammontano già a oltre il 20 per cento dei raccolti. Cifre che mettono a rischio la sopravvivenza di un comparto tipico dell’agricoltura del Torinese come l’allevamento bovino da carne e latte che affrontano anche l’aumento dei costi dell’energia impiegata per esempio per il raffrescamento e la ventilazione forzata degli spazi di stabulazione degli animali”. “Ma a rischio sono anche le produzioni di frutta e ortaggi come mele, pere, pesche, kiwi, peperoni, pomodori, verdure a foglia, cavoli dove sono molto presenti prodotti tipici che sono il vanto dei territori”, sottolineano da Coldiretti.

“Oggi la cosa più urgente da fare è semplicemente mettere le aziende agricole in condizione di continuare a esistere – ha dichiarato il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – Gli effetti economici della siccità combinati con quelli della guerra rischiano di essere mortali per la maggior parte delle nostre aziende. Le risorse vanno stanziate fin da subito e rese disponibile per le imprese agricole”. Ma oltre al sostegno straordinario e contingente, Coldiretti Torino chiede che non siano più rimandate azioni e progetti per permettere alle aziende agricole di convivere con il cambiamento climatico: “Non possiamo continuare ad assistere agli effetti della siccità e dell’aumento delle temperature senza fare niente per contrastarli – ha continuato Mecca Cici -. L’agricoltura non può restare senza acqua altrimenti non si produce più cibo. Per questo chiediamo alla Regione, alla Città Metropolitana di elaborare progetti e strategie di finanziamento per contrastare gli effetti della siccità sull’agricoltura del Torinese”.

In particolare, Coldiretti Torino chiede un piano contro lo spreco di acqua per l’irrigazione e un piano per la creazione di piccoli bacini di accumulo sparsi sul territorio: “Contro lo spreco di acqua vanno sostenuti progetti di contrasto alla dispersione idrica. La Regione deve snellire la burocrazia per la trivellazione di nuovi pozzi che vanno utilizzati per un’irrigazione sempre più mirata che possa azzerare gli sprechi. Per l’accumulo diffuso, Coldiretti propone un piano di bacini con caratteristiche progettuali di grande naturalità e pregio paesaggistico riempiti con l’acqua scaricata durante forti temporali e piene dei torrenti”.

“Sicuramente – conclude il presidente di Coldiretti Torino – dobbiamo agire sul piano globale per ridurre i gas serra, e su questo l’agricoltura sta facendo la sua parte, ma le amministrazioni locali non possono nascondersi dietro il problema planetario e non fare nulla sul piano locale. Per contrastare lo spreco idrico e per favorire l’accumulo di acqua preziosa servono risorse adeguate e un coordinamento progettuale tra i diversi enti del territorio. Ma prima di tutto serve una reale volontà politica: la crisi climatica si combatte anche a casa nostra, perché è qui che i nostri agricoltori devono continuare a produrre cibo”.

 




 

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