CARIGNANESI SI NASCE SCRITTORI SI DIVENTA – Johanna Finocchiaro, “Clic”
CARIGNANESI SI NASCE
SCRITTORI SI DIVENTA
A cura di G.R.
Johanna Finocchiaro, “Clic”
“ …Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza,/ percorreremo assieme le vie che portano all’essenza. / I profumi d’amore inebrieranno i nostri corpi,/ la bonaccia d’Agosto non calmerà i nostri sensi./ Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto, /conosco le leggi del mondo e te ne farò dono”. (“La cura”, Franco Battiato).
La poesia. C’è qualcosa di più ineffabile e terreno? Un’arte fatta di contraddizioni e contrapposizioni forti. Così lontana eppure essenzialmente carnale, nella stessa misura in cui carnale è l’esperienza umana. Per me la poesia è anche musica. È fatta di ritmo e di tocchi, per le orecchie e per la pancia. Può travolgere o innalzare.
Oggi vi porto una poetessa. Johanna Finocchiaro e il suo “Clic”.
Chi è Johanna?
Prima di tutto, vorrei ringraziarti, per l’invito alla rubrica e per le splendide domande; rispondo subito e molto volentieri!
Johanna è quel “Clic” di cui porta il nome il suo libro. Un piccolo fascio di nervi ottimista ed entusiasta, ipersensibile e iperattivo, curioso. Una ragazza che, oltre ad amare la vita come concetto assoluto, ama viverla; appieno e a mille: divisa tra impegni, emozioni e solitudine. La Poesia e l’Arte tutta, da sempre, sono della sua ispirazione fonte e foce.
Una volta ho letto che la poesia è come l’amore: un colpo di fulmine. Quando ti ha colpita?
È proprio così; inaspettata, la Poesia aspettava me.
La via di Damasco, nel mio caso, ha preso forma in quinta elementare. Durante la lettura di alcuni versi di Gianni Rodari, sono stata dapprima colpita e poi “illuminata” dalla bellezza del linguaggio poetico. Ricordo di aver pensato: “questa è magia”! Riuscire a parlare di oggetti, sentimenti e normali momenti del quotidiano, cogliendone sfumature profonde e finora “invisibili” al mio sguardo, mi ha catturata. Ho riflettuto su quanta meraviglia si nasconde sotto la superficie, come una prospettiva differente possa cambiare la visione d’insieme e regalare esperienze emotive (che nulla hanno da invidiare a quelle fisiche).
E così, da allora – passando attraverso lo studio dei grandi maestri e approfondendo in seguito il panorama internazionale contemporaneo – ho suggellato la mia storia d’amore con la Poesia. Un genere letterario testardo e onesto, che forse più d’ogni altro ha saputo evolvere e mutare senza tradire la sua vocazione di ricerca autentica dell’essenza.
Da dove scaturisce la poesia?
Scaturisce dagli occhi, prima di tutto. Da una tendenza innata che spesso non coltiviamo abbastanza: quella a cogliere i dettagli e la bellezza che ci circondano, a rallentare, arrendersi per qualche istante al silenzio, dire basta al bombardamento di stimoli e aspettative con cui questa società ci soffoca. La vista (letterale e simbolica) dev’essere educata, formata a cercare la propria “strada”, il ritmo su cui riuscire a muovere i pensieri. Infine: sentire, sentire, sentire! Basta etichette, basta schemi; una volta tanto, lasciamo che le emozioni prevalgano sulla logica. La Poesia va sentita, accolta, ben prima di essere capita.
Una volta “fatta pratica” con il meccanismo, l’ispirazione arriva in tempi e spazi del tutto imprevedibili e, per questo, speciali.
Ecco perché cerco di non farmi mai trovare impreparata: taccuino dipendente, mi tengo pronta per un tramonto, un ricordo, una bella conversazione, una notizia di cronaca e il flusso di versi che impetuoso si riverserà sulla carta.
Tutto, dunque, può accendere la miccia. Sfatiamo il mito per cui la Poesia si occupi esclusivamente della sfera emotiva; non è così. Lirica sta a concretezza come calore sta a fuoco.
Una poesia che tutti dovremmo leggere
Sarò senz’altro di parte, ma consiglio vivamente di approfondire la figura di Kiki Dimoula, poetessa greca recentemente scomparsa. Un suo componimento, in particolare, merita tutta la nostra attenzione:
LA PIETRA PERIFRASTICA
Parla.
Dì qualcosa, qualsiasi cosa.
Soltanto non stare come un’assenza d’acciaio.
Scegli una parola almeno,
che possa legarti più forte
con l’indefinito.
Dì:
“ingiustamente”
“albero”
“nudo”
Dì:
“vedremo”
“imponderabile”,
“peso”.
Esistono così tante parole che sognano
una veloce, libera, vita con la tua voce.
Parla.
Abbiamo così tanto mare davanti a noi.
Lì dove noi finiamo
inizia il mare
Dì qualcosa.
Dì “onda”, che non arretra
Dì “barca”, che affonda
se troppo la riempi con periodi.
Dì “attimo”,
che urla aiuto affogo,
non lo salvare,
Dì
“non ho sentito”.
Parla
Le parole hanno inimicizie,
hanno antagonismi
se una ti imprigiona,
l’altra ti libera.
Tira a sorte una parola dalla notte.
La notte intera a sorte.
Non dire “intera”,
Dì “minima”,
che ti permette di fuggire.
Minima
sensazione,
tristezza
intera
di mia proprietà
Notte intera.
Parla.
Dì “astro”, che si spegne.
Non diminuisce il silenzio con una parola.
Dì “pietra”,
che è parola irriducibile.
Così, almeno,
che io possa mettere un titolo
a questa passeggiata lungomare
In questa poesia, le parole prendono vita e diventano appigli ai quali aggrapparsi per afferrare il senso delle cose e difenderne i confini. Non sarebbe stupendo se riconoscessimo di nuovo questa centralità alla parola, al dialogo, al confronto?
La tua poesia più difficile
Domanda complicata: ognuna di esse, chi più chi meno, mi è costata qualcosa. Ma altrettanto mi ha restituito.
Dovendone scegliere una, direi “Se solo volessi” (contenuta nella silloge “Clic”), in cui rivolgo un forte invito a me stessa e di riflesso a tutti coloro che devono e vogliono trovare il coraggio per cambiare dinamiche malsane e chiudere alcuni “capitoli ciechi” della propria storia.
A cosa serve la poesia?
Tramite la Poesia e ogni altro linguaggio artistico possiamo liberarci, prima d’implodere, sondare il nostro io, pensare ed elaborare, godere di una pace autentica. E no, la Poesia non è quella materia odiosa studiata a memoria a scuola, lontana dalla realtà concreta, fatta solo di pathos e figure retoriche. Sostituiamo l’analisi del testo con l’analisi del senso!
La Poesia, inoltre, deve trattare di ogni argomento, dall’ape sul fiore descritta magistralmente da Trilussa allo sfruttamento sessuale, muovendosi su due binari: fuori-dentro e dentro-fuori. La funzione culturale, in arte, non può prescindere da quella sociale.
Addentrandomi in una sfera più personale, invece, confesso che solo scrivendo posso intraprendere il “viaggio”: ogni cosa perde il proprio nome, l’identità. Io sono io ed altro, la paura si mischia allo stupore, i sogni al futuro, la realtà al desiderio, in un vortice palpabile di essenza. Ed è come se riuscissi a estrapolarla quell’essenza, annusarla e conservarla per sempre in versi, sondando una dimensione talmente profonda che soltanto alla Poesia è concesso svelare. Provo libertà, avventura e mistero. Sensualità e bellezza. La parte migliore? Condividere tutto questo con i lettori e imparare dalle loro reazioni.
Cosa c’è dentro “Cliic”, il tuo libro di poesie?
Descrivere “Clic” è sempre un piacere, dal momento che mai progetto mi ha resa più orgogliosa.
Sono entusiasta del risultato: sento di vivere tra le sue pagine, nel bene e nel male, tra parole di luce e profondo buio. “Clic” apre e chiude, contemporaneamente, un cerchio: segna l’esordio e l’epilogo, il primo letterario e il secondo a fronte di una rinnovata rivincita con me stessa. “Il percorso della sincerità”, come amo chiamarlo, in cui ho ritrovato essenze e profumi che si erano persi per strada, da troppo tempo.
Esattamente come il gesto di accendere la luce ci trasporta in una dimensione illuminata, dapprima confusionaria per la scarsa messa a fuoco e in seguito colorata e familiare, il libro tenta di riproporre la medesima sensazione: catapultare nel mio mondo interiore. Ch’è spesso iperattivo e focoso, contorto e fragile, ma onesto. Le liriche non seguono un ordine particolare: desidero che il lettore si senta coinvolto e mai annoiato, che possa sorridere e sorprendersi, perché no. Infine sollevarsi e, per qualche attimo, estraniarsi dai rumori esterni.
Oltre alla scelta di strutturare la lettura in modo che risulti più libera possibile, il titolo rispecchia un secondo intento: “Clic” è il suono dei miei pensieri che prendono forma, si rivelano, mutano, come piccoli lampi elettrici sparsi qui e lì nella coscienza. Sono certa la copertina “spiegherà” meglio di me quest’immagine. A proposito, ancora grazie a Federica Obinu, amica e artista d’eccezione, per averla disegnata!
Insomma, un libro istintivo quanto meditato, tra poesie scritte di getto ed emozioni elaborate nel tempo. Le due facce di una stessa medaglia.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Il progetto principale è di avere sempre un progetto!
Scherzi a parte, spero di continuare la mia collaborazione col gruppo lirico nazionale dei Poeti Emozionali (www.poetiemozionali.it), con cui condivido lo stesso intento: riportare la Poesia tra la gente, non prima di averne svecchiato l’opinione. Inoltre, mi auguro la rubrica su Torino Oggi (E Poe…sia!) e lo spazio radiofonico su ABC Radio (A caccia di stelle), che conduco da un anno circa, possano contribuire nel loro piccolo a diffondere Poesia; perché no, lanciando spunti di riflessione. Spesso, è proprio la curiosità il carburante del cambiamento!
Ultimo ma non meno importante, vorrei mantenere una promessa fatta a me stessa: pubblicare il secondo libro entro l’anno!
Qual è il luogo di Carignano a cui sei più legata?
Dopo quasi ventitré anni a Carignano (una vita, per me che ne ho 30), posso dire che il luogo a cui sono più affezionata è il parco comunale di via Monte di Pietà. Lì, soprattutto al mattino, amo sedermi sulla panchina a scrivere e lasciarmi cullare da quel piccolo angolo di natura, con i suoi rumori e profumi. Ho sempre avuto la sensazione di trovarmi in un luogo “incantato”, tutto per me.
Lascia una breve poesia ai Carignanesi
LUNA
Perché non possiamo essere come la luna?
Lontani dal male.
Essere noi quel male o bene o come si chiama.
Bianchi, brillanti.
Eppure stargli vicini.
Eppure goderlo,
il male. O bene o come si chiama.
Incorruttibili. Perché già corrotti.
Immobili. Perché già vaganti.
Lassù.
Johanna Finocchiaro, “Clic”, L’Erudita, 2020. In vendita on line e nelle librerie (anche da Il Ghirigoro a Carignano, via Savoia 13).
Chi sarà il prossimo autore che su svelerà per noi=
Stay tuned!
G.R.
Le interviste precedenti:
Aprile 2021 Graziella Brusa
Marzo 2021 Gigi Demagistri