Enaiatollah Akbari ha aperto la stagione letteraria carmagnolese de Il Libro del Mercoledì – Prossimo appuntamento: Margherita Oggero

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Enaiatollah Akbari (foto Gruppo fotografico La Fonte)

Prima serata della stagione letteraria primavera-estate del Gruppo di Lettura Carmagnola con l’incontro con Enaiatollah Akbari, lo scrittore afgano che racconta con i suoi due libri le peripezie di un migrante partito bambino dalla sua terra di origine. Mercoledì prossimo, 26 maggio, secondo appuntamento alle ore 20 di sera, sempre nel cortile del Comune,, con Margherita Oggero.

Quanti anni ha Enaiatollah Akbari? Quella che potrebbe essere una domanda oziosa di curiosità disinteressata, diventa invece un dato importante per conoscere lo scrittore afgano, protagonista della prima serata de Il Libro del Mercoledì che,  il 19 maggio scorso, ha inaugurato la kermesse letteraria organizzata nel cortile del comune dal Gruppo di Lettura Carmagnola.

“Dovrei avere all’incirca 32 anni, e come data di nascita sceglierò un giorno di inizio settembre, in onore di Carmagnola e del Settembre Carmagnoleseafferma sorridendo Enaiatollah, rifugiato politico che nella serata ha presentato il suo secondo libroStoria di un figlio – Andata e ritorno” che fa seguito al successo editoriale “Nel mare ci sono i coccodrilli”, seicentomila copie vendute, tradotto in 32 lingue. Che immediatamente spiega il perché di questa sua vaghezza riguardo la sua data di nascita. “In Afghanistan non esiste l’anagrafe e perciò la data di nascita è relativa e aleatoria” una situazione acuita dal fatto che lo scrittore è nato in un piccolo villaggio a 600 chilometri dalla capitale Kabul, disperso nelle montagne dell’Asia centrale.

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Enaiatollah Akbarie Maurizio Liberti  (foto Gruppo fotografico La Fonte)

Una storia quella Enaiatollah Akbari, descritta nei due libri redatti assieme a Fabio Geda, educatore e scrittore torinese, esperto di disagio giovanile, che ha del drammatico, che però lui racconta con leggerezza tutta centro-asiatica, che non si abbandona al fatalismo, tutt’altro, ma sa vedere il lato positivo della vita. Per raccontarla con un pizzico di ironia, che alleggerisce il testo e fa riflettere sui fatti della vita (gustosi un paio di quadretti in cui descrive le sue prime esperienze lavorative italiane, fra le quali il lavoro in un ristorante della collina torinese quando si è trovato, lui musulmano, quindi astemio, a consigliare i vini ai clienti, oppure ha dovuto imparare a proporre ‘la tinca gobba del Pianalto di Poirino’,  pesce di cui non conosceva nemmeno l’esistenza e non sa ancora oggi se abbia veramente la gobba o meno). Una vita vissuta intensamente fin dal momento in cui la madre, donna analfabeta ma lungimirante che aveva a cuore il destino di suo figlio, gli ha fatto attraversare il confine con il Pakistan per invitarlo a rincorrere una nuova vita. Migliore.

“Spesso mi chiedono perché mia madre mi abbia abbandonato. Ma non è vero!” precisa Akbari con determinazione. “Mia madre sapeva perfettamente che nel mio villaggio in Afghanistan (paese che vive in un perenne stato di guerra, anche civile, invaso da forze di occupazione straniere, dal 1979 a tutt’ora) il mio destino sarebbe stato gramo e che solo fuggendo all’estero avrei avuto delle opportunità diverse”. Piccolissimo, forse quattro, cinque anni, analfabeta, Enaiatollah impara a vivere da solo in un mondo fatto di lavori umili e pesanti, pagati un pugno di monete, per potersi permettere il passaggio verso mete migliori che sono l’Iran, la Turchia, la Grecia e finalmente l’Italia. Prima Venezia, poi Roma e infine Torino, che da una dozzina di anni è la sua città di elezione. Dove è riuscito a laurearsi in Scienze Politiche, indirizzo Politico-Internazionale, crearsi una posizione stabile nel mondo del lavoro e della società.

“Essere in Italia significa cambiare le proprie abitudini e la propria mentalità. È incredibile per noi pensare al significato di un gesto, banale, fatto senza pensarci, come aprire il frigo, prendere del cibo per metterlo in tavola, quando mia madre in Afghanistan doveva fare dei chilometri per prendere una brocca d’acqua, spesso nemmeno pulita” racconta stimolato da Maurizio Liberti e Alessia Respighi, dimostrandoci che le mamme sono uguali in tutto il mondo, siano esse afgane, italiane, eschimesi o peruviane. “Per anni non ho avuto contatti con mia madre e finalmente, quando sono riuscito a parlarle per telefono, la prima cosa che mi ha chiesto è stata: ‘mangi?’ E ho avuto difficoltà a sottolinearle la differenza fra l’Italia, dove la gente mangia tutti i giorni e l’Afghanistan. Quindi la domanda immediatamente successiva: ‘ti sposi?’ che credo sia la seconda preoccupazione in ordine di importanza delle madri”.

E questa curiosità materna apre il campo a chi è oggi Enaiatollah Akbari. “Sono in Italia come rifugiato politico e ciò rappresenta una condizione di forte precarietà. Infatti, il giorno in cui la comunità internazionale non riconoscerà più all’Afghanistan lo status di paese in guerra, cadrà la mia condizione di rifugiato politico e dovrò tornare nel mio paese. Anche se io amo il mio paese di origine, sono profondamente legato all’Italia, vivo a Torino con una moglie afgana in possesso di permesso di soggiorno. Tutto questo rende la mia condizione molto instabile. Ad esempio vorremmo avere un figlio, ma vogliamo che sia cittadino italiano, figlio di cittadini italiani, ma la mia richiesta di cittadinanza sta procedendo con estrema lentezza” dipinge ancora con voce pacata Enaiatollah Akbari, mantenendo intatto il suo sorriso, che è stato probabilmente la sua forza in una vita che ha richiesto coraggio e determinazione. E magari sta preparando, probabilmente sempre assieme a Fabio Geda, la terza puntata del suo percorso, descrivendo le peripezie che deve compiere una persona come lui che, “ho studiato, mi sono laureato, ho sempre lavorato e ho sempre pagato le tasse” si trova coinvolto in una situazione kafkiana. In quel caso dovrà fare appello al suo solito ottimismo affiancato dalla naturale ironia. Ma dovrà condire il tutto con quel surrealismo che permea tutti i momenti burocratici della nostra vita.

 




 

Margherita Oggero

I prossimi appuntamenti con Il Libro del Mercoledì. Sul palcoscenico del cortile del Castello (via Silvio Pellico) saliranno:

Mercoledì 26 maggio – Margherita Oggero – Il gioco delle ultime volte

Mercoledì 16 giugno – Massimo Temporelli – F***ing Genius

Mercoledì 23 giugno – Fabio Cantelli Anibaldi – Sanpa, madre amorosa e crudele

Mercoledì 30 giugno – Andrea Colamedici e Maura Gancitano – Prendila con filosofia (manuale di fioritura personale

Mercoledì 7 luglio – Enrico Brizzi – La primavera perfetta

Mercoledì 14 luglio – Michele Riefoli – Rivoluzione integrale

Mercoledì 21 luglio – Filippo Nassetti – Molte aquile ho visto in volo

Mercoledì 28 luglio – Andrea Panciroli – 2K10, l’anno zero dei social

Per informazioni e prenotazione dei posti a sedere: 392 593 8504 .

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Il Libro del Mercoledì (foto Gruppo fotografico La Fonte)

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