“Un lutto di tutti” – Lettera aperta

 

montesquieu

Riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera aperta, così come ci è stata trasmessa.

 

Un lutto di tutti
Lettera aperta

Barbara e i suoi due figli, Aurora e Alessandro, sono stati uccisi dal marito e padre, lunedì 9 novembre, nella tranquilla cittadina di Carignano.
Lo hanno saputo la mattina presto i carignanesi, attoniti; poi, la tragedia di questi nostri concittadini, ha avuto una grande eco sulla stampa e nelle televisioni.
Come è avvenuta la narrazione di questo evento? Quasi sempre, il resoconto dei
fatti ha posto l’accento sulla sua apparente inspiegabilità.
La stessa Amministrazione comunale, che bene ha fatto a proclamare il lutto cittadino, ha però parlato, attraverso le parole di un Sindaco sicuramente scosso e commosso, di una famiglia “falciata da una terribile e crudele sorte”.
Barbara, Aurora e Alessandro, non sono morti in un incidente stradale, non è un fatto inspiegabile che ha falciato le loro esistenze. Se le parole hanno un senso, come tali devono essere usate. Dobbiamo chiamare questo grave episodio di violenza “femminicidio” e “infanticidio”.
Perché è importante riportare la vicenda con parole della giusta intensità e dal chiaro significato?
Pensiamo a Maria, uccisa a Venaria, il 26 settembre, a Emanuela a Vinovo il 31 luglio, a Eufrosina a Carmagnola il 17 luglio, a Mihaela a Cuneo il 22 maggio, a Bruna a Beinasco il 13 marzo, ad Anna Seergevna a Piossasco il 6 febbraio.
Pensiamo a queste donne uccise quest’anno, in quella che chiameremmo “la nostra zona”: tutte hanno perso la vita per mano di un marito o di un compagno che non accettava una separazione, non accettava che la propria compagna facesse una scelta di vita divergente dalla sua.
Lutto e dolore sono di tutti, e noi ci inchiniamo di fronte ad esso: di fronte al dolore dei parenti e dei cari di Barbara e dei due bambini, e di fronte a quello dei parenti e degli amici dell’uomo che ha posto fine alla sua famiglia e alla sua stessa esistenza.
Barbara, Aurora e Alessandro saranno sepolti lunedì a Frossasco. Molti di noi Carignanesi avremmo voluto portare un saluto e far sentire la nostra vicinanza ai genitori, ai familiari, agli amici: la loro scelta è stata per una cerimonia strettamente privata, e questa scelta va rispettata. E avremmo voluto anche portare la nostra riconoscenza per la scelta di donare gli organi della piccola Aurora, che potranno salvare la vita ad altri bambini.

Ma non possiamo tacere il nostro dolore e il nostro sconcerto.
La morte di Barbara è il 57° femminicidio dall’inizio dell’anno in Italia, e questa settimana sono state uccise altre due donne, Maria a Caserta e Viktoria a Brescia.
Così come è vero che i femminicidî non sono fatti episodici o casuali, è altrettanto vero che non sarà un vaccino a porre fine a queste morti, ma un cambiamento di una mentalità, un diverso modo di concepire i rapporti familiari
e quelli fra uomini e donne.
Chiediamoci, per noi e per i nostri figli, e per realizzare anche per i nostri figli una forma di educazione sentimentale, perché di questo si tratta, cosa possiamo fare perché cresca la capacità di rispettare l’autonomia della persona umana, perché la violenza non sia la prima risposta alle difficoltà della vita?
Chiamare le cose con il loro nome, potrebbe essere un primo passo perché la sequenza di vittime innocenti non resti solo qualcosa di episodico e inspiegabile.
Il nostro pensiero va a tutti coloro che hanno apprezzato Barbara, e che hanno voluto bene a lei e ai suoi bambini.

Adriana, Agnese, Alberto, Annamaria, Andreina, Angela, Angelina, Antonio, Bruna,
Daniele, Denise, Donatella, Elisabetta, Elsa, Fiorenza, Flavio, Franca, Franco,
Giancarlo, Giuseppe, Igor, Ilaria, Laura, Leonce, Lidia, Marcello, Marco,
Marisa, Matteo, Maurizia, Mauro, Maria Teresa, Miljan, Monica, Monica, Nicola, Olga,
Roberto, Rosa, Sara, Sara, Silvano, Silvio, Sonia, Susanna, Tania, Tommy, Tonina,
Valerio, Vera, Vilma

[I cognomi non sono presenti nella lettera aperta. Ndr]

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