Hospice Faro a Carignano: apre il cantiere nell’ex ospedale, un anno di lavori per la nuova struttura dedicata alle cure palliative
Lavori al via all’ex ospedale di Carignano, in via San Remigio. È stato ufficialmente avviato il cantiere per la realizzazione del nuovo hospice Faro, un progetto a cui la Fondazione sta lavorando da lungo tempo. “L’hospice – annunciano dalla Fondazione – sarà intitolato alla memoria di Alfredo Cornaglia, che con la sua generosità ha permesso il raggiungimento di questo grande traguardo: la struttura sarà infatti realizzata grazie al lascito del professore a favore della Faro e gestito dalla Fondazione Compagnia di San Paolo”.
L’hospice, dedicato alle cure palliative, disporrà di 14 posti letto, che si vanno ad aggiungere ai 34 già esistenti nella struttura torinese, e si svilupperà su un’area di oltre 1500 metri quadrati.
“Coprirà l’intera zona dell’Asl TO 5, che al momento non dispone di hospice – spiegano il presidente Giuseppe Cravetto e il segretario generale Paolo Ravizza -. Per questo motivo abbiamo individuato in Carignano la location ideale per la realizzazione della nuova struttura, che rispecchia la mission primaria della Faro: rendere sempre più accessibili le cure palliative alla cittadinanza, riducendo i tempi di attesa e migliorando l’assistenza offerta. Inoltre, verrà avviato anche un ambulatorio di cure palliative, sempre all’interno del complesso”.
Gli interventi, oltre alla creazione di 14 stanze con bagno interno, prevedono una ristrutturazione completa sia dal punto di vista edilizio che impiantistico: attualmente infatti l’edificio è utilizzato parzialmente e solo al piano terra, mentre le restanti parti sono in disuso.
Il termine dei lavori per il nuovo hospice Faro è previsto per il 30 giugno 2021, con un costo complessivo di realizzazione di 3.160.000 euro.
Il recupero edilizio metterà anche in evidenza il valore storico-artistico dell’ex ospedale di Carignano e a lungo termine consentirà di accorpare i vari servizi dell’Asl TO5 presenti nel comune di Carignano, trasferendoli in un’unica sede.