EDITORIALI – Aprile 2020
A febbraio i primi segnali poi, a marzo, le scuole non più riaperte dopo le vacanze di Carnevale e, mentre il nostro giornale era in stampa, l’emergenza coronavirus esplodeva in tutta la sua drammaticità dilagando dalla Cina, all’Europa e in tutto il mondo come pandemia e imponendo progressive limitazioni agli spostamenti, chiusure di locali e musei e sospensioni di servizi e attività produttive. Gli italiani sono, di fatto, chiusi in casa dal 10 marzo scorso per effetto delle misure di restrizione adottate dal Governo allo scopo di limitare la diffusione del Covid-19 e lo resteranno almeno fino al 3 maggio (al momento di mandare alle stampe questo nuovo numero del giornale, è l’ultima proroga fissata dal premier Giuseppe Conte il 10 aprile scorso), poi si vedrà.
In queste settimane abbiamo imparato a fare i conti con parole come covid-19, contagio, distanziamento sociale, virus, tamponi, mascherine, terapia intensiva, #iorestoacasa, assembramento, misure restrittive, fabbriche ferme, consegne a domicilio, casi positivi, sanificazione, quarantena, unità di crisi, con sigle come dcpm, cos, iss, con immagini di strade vuote, città deserte, volti coperti, lacrime di fatica e di dolore. In questo tempo sospeso (soltanto sospeso, per i più fortunati) – tra un flash-mob sul balcone, la coda al supermercato, una lezione a distanza, una diretta facebook – la realtà irrompe nel nostro stravolto quotidiano: con i numeri delle vittime, le sofferenze e le tragedie infinite,la disperazione dei parenti; la lotta immane dei medici e degli infermieri che negli ospedali lavorano fino allo stremo per salvare vite a rischio della propria; la collettiva discesa in campo di un popolo che nei momenti difficili rivela tutta la forza della generosità e solidarietà di cui è capace; la mobilitazione di soccorritori, volontari, operatori sanitari, forze dell’ordine, amministratori locali, sacerdoti e tutti coloro (impossibile elencarli tutti) che sono impegnati sul territorio e su più fronti, un vero e proprio esercito, come per ogni guerra.
Tutti chiamati a fare la loro parte, compresi noi, perché anche l’informazione – quella vera, rispettosa, verificata e responsabile, il resto non è informazione, è solo un danno e una vergogna e scredita la nostra categoria – è un tassello importante. Ieri Oggi Domani, nel suo immenso piccolo, sta cercando di dare il proprio contributo portandovi il più possibile le notizie a casa (tutti i giorni sul web all’indirizzo www.ieioggidomani.it). La Redazione e l’associazione Monvisioni si sono chieste se e come uscire con il mensile di aprile. La risposta è qui nelle vostre mani (il pdf è scaricabile QUI): abbiamo deciso di andare in stampa, pur con tutte le difficoltà della situazione e nel rispetto della norme vigenti, per spirito di servizio e per dare un segnale di continuità e di speranza ai nostri inserzionisti e ai nostri lettori; come riportato anche sulla copertina, è un’edizione “speciale”, che non segue (e non potrebbe essere diversamente) i consueti schemi, che non vediamo l’ora di riprendere.
Mentre la cronaca, più che mai in continua evoluzione, segue il proprio corso (tutti i giorni anche su www.ierioggidomani.it, Redazione IOD sempre al lavoro), qui abbiamo scelto di aprire uno squarcio di azzurro: “Il cielo in una stanza” è uno sguardo su questi giorni particolari attraverso le sensazioni e i pensieri di alcuni di voi che, sottoposti ad una breve intervista a distanza, hanno accettato di rispondere alle nostre domande su vita e lavoro in casa, cosa cambia restando fermi, e di inviarci una foto. Avvertiamo che non abbiamo dato, per ora, la voce ai veri protagonisti dell’emergenza coronavirus, impegnati in prima linea: medici, operatori sanitari e del soccorso, sindaci hanno ben altro a cui pensare e li lasciamo lavorare per noi. Così come non troverete, non ora, racconti di esperienze personali o familiari legate strettamente alla malattia. E nemmeno polemiche politiche, recriminazioni e critiche, che sarebbero fuori luogo.
Verrà il tempo anche su queste pagine dei bilanci, dei commenti, dei resoconti, delle riflessioni, degli approfondimenti, delle analisi di diversa natura, dei racconti, dei ringraziamenti, dell’esame di come si è intervenuti e si è gestita la crisi, dei passi falsi inevitabilmente commessi, delle storie di straordinaria e ordinaria umanità, del riconoscimento dei meriti, delle previsioni e dei piani per il futuro e per far fronte anche all’emergenza economica, diretta conseguenza di quella sanitaria. Perché “tutto andrà bene” e ne siamo certi, ma non tutto è andato bene e se la maggior parte si è comportata e si sta comportando bene o benissimo ad ogni livello e in ogni ambito, nel pubblico e nel privato, dando prova di grande professionalità, senso del dovere, abnegazione e altruismo, non mancano e non sono mancate le troppe eccezioni (speculatori di vario genere, ad esempio; cittadini indisciplinati e incuranti delle regole); ci sarà molto da scrivere e, soprattutto, c’è fin d’ora molto da fare. Per ripartire e per rimediare anche alle carenze e a quegli errori compiuti nel passato (i tagli alla sanità prima di tutti) che l’emergenza ha tragicamente messo in luce.
Dalla Redazione un saluto caloroso e un ringraziamento particolare a tutti voi per l’attenzione e la partecipazione con cui seguite le nostre notizie anche sul web dimostrando di apprezzare il nostro lavoro sul territorio.
Il nostro “grazie speciale” va, infine, per questa “edizione speciale” a tutti i nostri collaboratori e partner, agli inserzionisti che l’hanno resa possibile, a chi ci ha aiutato nella logistica più complicata del solito (la famiglia Bonella), agli esercizi commerciali che volentieri si prestano a essere punto di distribuzione, agli intervistati e, ultimo ma non ultimo, a Tommaso Marco Valinotti per il contributo professionale a supporto della Redazione nella cura delle interviste e per i suoi consigli e incoraggiamenti (da giornalista ma ancor più da amico) perché davvero, senza di lui, questo faticoso e delicato numero di aprile sarebbe stato diverso o proprio non ci sarebbe stato.
Cristina Cavaglià
Aprile 2020