FEBBRAIO – Giovanni Lomello, nato nel 1927
Giovanni Lomello, nato nel 1927
Giovanni Lomello: non l’avevo mai incontrato di persona ma lo avevo contattato telefonicamente per avere la conferma della data in cui era “caduto” il Bersaglio (ex Tiro a Segno Nazionale) in seguito all’alluvione che aveva cambiato il corso del fiume Po, rompendo l’argine (moren-a, barbacan-a), il 4-5 maggio 1949.
E’ nato a Pancalieri il 15 aprile 1927 ma la sua famiglia risiedeva ad Osasio, Comune che, a quel tempo e fino al 1946 (“era fascista”), con Lombriasco era stato accorpato a Pancalieri:. Qui inoltre era attivo un ospedale i cui locali sono ora sede, con le opportune e dovute trasformazioni e ristrutturazioni, della Casa di Riposo “Regina Elena”.
Dopo la scuola elementare, Giovanni lavora in campagna e poi alle dipendenze di un artigiano carpentiere, fino a quando entra come operaio in FIiat (Mirafiori) dove rimane per quindici anni; decide infine di mettersi in proprio come carpentiere, attività esercitata fino al raggiungimento della pensione nel 1987.
E’ del 21 aprile 1949 il matrimonio con Teresa Oberto (nata il 19 aprile 1928) e conservano con estrema cura il libretto rilasciato dalla Parrocchia di Osasio; nel 1950 nasce l’unica figlia, Franca, sposata Grande, che quarantatré anni fa li ha resi nonni di Alessandro.
La famiglia si trasferisce a Carignano nel 1952, Casa Rovei in Borgovecchio e poi al “cason” dopo il Viale; dal 1960, in una casa di proprietà, costruita da Giovanni, in zona Pontetto.
Fin da ragazzino è stato attratto dalla pesca. Si recava sulle sponde della Bealera dei Mulini e del Vuotasacco con una rudimentale canna, costituita da un bastoncino (il ramo di un albero), un cordoncino per lenza, un piccolo gancio per amo, e per esche vermetti vari: abboccavano “ferse”, “triot”, “melighe”, ”strasasac” , tutti piccoli pesci, da cucinare in casa. “Da grande” continuò a pescare in quelle bealere ma anche nel fiume Po fino a quando furono in vigore i diritti di uso civico e poi nel Lago di Po Morto. In particolare si iscrisse alla Associazione Pesca Sportiva “Emanuele Filiberto” – Riserva Privata “Po Morto”, fondata negli anni tra il 1964 ed il 1966 da Giacomo Ferrero (1915-1980) e Mario Quagliotti (1924-2004), testimonianza di Doriano Quagliotti, figlio di Mario. Lomello ne è stato presidente per vent’anni fino all’anno scorso, dopo Giovanni Villa, Tommaso Berutto e Lanfranco Zanocchio . Attualmente è Ppesidente Paolo Viotto di Vigone. Qui si pescano trote, tinche, carpe (per le quali si provvede alla “semina”)ma anche pesci gatto e lucci, ormai quasi scomparsi dal fiume.
Lomello aveva circa vent’anni quando iniziò la sua avventura di cacciatore che lo portò ad essere presidente della sezione di Carignano di Federcaccia per ben cinquant’anni fino all’anno scorso quando ha annunciato che “per motivi di età” non si sarebbe più candidato a quella carica: da allora lo sostituisce Renato Valinotti, da oltre vent’anni vice-presidente, e Giovanni Lomello, all’unanimità, è stato eletto presidente onorario. Da Federcaccia, già dopo trent’anni di collaborazione, gli era stata conferita la Stella d’Argento. E’ stato sempre un cacciatore di pianura ed ha riempito il suo carniere di fagiani, lepri, pernici che allietavano la tavola imbandita per parenti ed amici: ai fornelli, con tanta passione e bravura la signora Teresa e la figlia, al solo pensiero delle lepri al civet, sente ancora l’acquolina in bocca. Nelle uscite lo hanno sempre accompagnato due cani da ferma e due segugi (per le lepri): ricorda Diana, Kira, Katia.
Gli amici con i quali condivideva le battute erano Luigi Lusardi, Italo Tonda Turo (carignanesi purtroppo scomparsi) e, come da foto, il carignanese Armando Rubatto e gli osasiesi Ermanno Sartore, Giuseppe Tamagnone, il cugino Enrico Lomello (macellaio) e Riccardo Biolato (scomparso). Come trofeo per la loro pelliccia e la bellissima coda venivano cacciate le volpi, abbattute anche come animali predatori che si cibano in parte della stessa selvaggina ambita dai cacciatori.
Sulla parete del soggiorno dove ci siamo incontrati fa bella mostra, in cornice, una pergamena che porta la firma di Cossiga, e controfirma di De Mita, per la nomina a Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana in data 2 giugno 1989 e, vicino, due diplomi rilasciati dall’Adac, nel 1997 a Giovanni e nel 1998 a Teresa, rispettivamente per 140 e 72 donazioni.
Di tanto in tanto, più spesso nella bella stagione, capita di vedere Giovanni Lomello al volante della sua Panda color amaranto, acquistata nuova nel 2000, orgoglioso della patente di guida conseguita nel 1948.
La signora Teresa, seduta in una poltrona vicino al marito, non è quasi mai intervenuta a parole ma semplicemente assentiva a quanto dicevamo. Ci salutiamo come se ci conoscessimo da sempre e non mi resta che augurare ad entrambi di continuare a lungo così.
Marilena Cavallero