Man Ray e le donne, CAMERA rende omaggio a un grande maestro della fotografia del XX secolo

Man Ray

Man Ray, Le Violon d’Ingres, 1924 – 1976 Cm 39 x 29,5 Courtesy Archivio Storico della Biennale di Venezia – ASAC, Venezia  © Man Ray Trust by SIAE 2019

Con  la mostra WO | MAN RAY. Le seduzioni della fotografia, inaugurata a ottobre e aperta fino al 19 gennaio 2020,  CAMERA  – Centro Italiano per la Fotografia (Torino, via delle Rosine 18 –www.camera.to) rende omaggio a uno dei grandi maestri del secolo scorso. Sono proposte al pubblico  circa duecento fotografie, realizzate a partire dagli anni Venti a Parigi, dove Man Ray divenne protagonista assoluto delle stagioni dadaista prima e surrealista poi, fino alla morte (avvenuta nel 1976). Il percorso espositivo è dedicato alla figura femminile, fonte di ispirazione primaria dell’intera sua poetica, in particolare
nella sua declinazione fotografica.
Sfilano sulle pareti , insieme alle sue, le immagini di Lee Miller, Berenice Abbott, Dora Maar, Meret Oppenheim. I soggetti sono  Kiki de Montparnasse, Nusch Éluard, Juliet (l’ultima moglie): artiste, modelle, amiche, compagne. E le protagoniste della Parigi degli anni Venti e Trenta, Gertrude Stein, Nancy Cunard, Sylvia Beach, Youki Foujita Desnos. Tutte, in modi diversi, legate per periodi più o meno lunghi a Emmanuel Radnitzky, detto Man Ray (nato a Philadelphia nel 1890), arrivato nella Ville Lumière nel 1921 con la fama di “dadaista newyorchese”, introdotto da Marcel Duchamp, amico di Tristan Tzara  (anche loro sono in mostra, il primo en travesti e il secondo affiancato da una enorme figura femminile, naturalmente nuda) e subito pronto a mostrare quali magie si potessero fare in camera oscura.


Man Ray

Man Ray,  The Fifty Faces of Juliet, 1941-1954 (2009) Cm 39,5 X 24 x 2,7 Collezione privata Courtesy Fondazione Marconi, Milano  © Man Ray Trust by SIAE 2019.

Man Ray è l’autore di opere leggendarie come “Le Violon d’Ingres” (1924), “Noire et blanche” (1926), “La Prière” (1930) – tutte in mostra –, il ritrattista prediletto della Parigi intellettuale e di quella della moda, l’autore dei “rayographs” e delle solarizzazioni, due procedimenti tecnici che sono diventati gli emblemi dell’invenzione fotografica delle avanguardie di inizio secolo.

Fu anche il mentore di due tra le maggiori fotografe del periodo, Berenice Abbott e Lee Miller, inizialmente sue assistenti, ma che furono in grado di liberarsi della sua ingombrante personalità per affermare il loro autonomo linguaggio. Come disse Sylvia Beach, editrice e proprietaria della libreria “Shakespeare & Co.” di Parigi, “Essere fotografati da Man
Ray o da Berenice Abbott significava essere qualcuno”, e in mostra scorrono davanti al visitatore,  ripresi dallo sguardo acuto della fotografa americana , James Joyce e Jean Cocteau, André Gide ed Eugène Atget, in una splendida carrellata che riporta a una stagione irripetibile della cultura europea. Mentre Lee Miller, giunta anche lei dagli Stati Uniti con la fama di bellissima modella, lavora con Man Ray a partire dal 1929 e diviene talmente abile da essere praticamente considerata la coautrice del portfolio “Électricité” (1931), anch’esso in mostra,  uno dei capolavori assoluti della fotografia del periodo, e da diventare a sua volta una protagonista della fotografia di moda e del fotoreportage negli anni Trenta e Quaranta.
E poi Meret Oppenheim, che presta il suo corpo nudo per una delle serie più iconiche di Man Ray, “Érotique-voilée” (1933), e al contempo realizza opere di humour surrealfemminista; Dora Maar, di cui si va riscoprendo oggi l’inquietante genialità, rinchiusa per anni nel ruolo di musa sfortunata dell’onnipresente Picasso; Nusch Éluard, compagna del poeta Paul e vera icona del gruppo surrealista, della quale viene esposto un raro collage (oltre che gli splendidi ritratti e nudi realizzati da Man Ray, tra i quali la sensuale silhouette del libro del 1935 “Facile”, capolavoro dell’editoria del tempo).

Man Ray

Man Ray,  Les larmes/Le lacrime, 1930-1932 (1976) cm 17.5 x 23 Collezione privata, Torino  © Man Ray Trust by SIAE 2019 Photo by Renato Ghiazza

In questa mostra il surrealismo appare nelle sue forme più pure, grazie alle opere fotografiche dell’uomo “dalla testa di lanterna magica”, come lo definiva Breton, tanto che un’intera sala è dedicata alla documentazione dei manichini dell’Exposition International Surréaliste del 1938, “Les mannequins. Résurrection des mannequins”, evento epocale nella storia dell’arte del XX secolo.
“Come è ormai prassi a CAMERA – osserva il direttore Walter Guadagnini e curatore della mostra insieme a Giangavino Pazzola – abbiamo voluto raccontare un pezzo di storia dell’arte e della fotografia da una prospettiva sorprendente: tutti conoscono Man Ray, i suoi nudi dall’erotismo sensuale, provocatorio e giocoso, ma non altrettanto conosciuta è la storia delle donne che con lui hanno collaborato, vissuto, litigato, che da lui hanno imparato e a lui hanno insegnato, e che si sono rivelate come altrettante protagoniste dell’arte e della fotografia mondiale. In questa nuova prospettiva, ricreiamo un ambiente, raccontiamo una storia in parte inedita ed esponiamo dei capolavori”.
Emanuele Chieli, Presidente di CAMERA, ha sottolineato: “Questa mostra rappresenta un nuovo, importante passo nel percorso di ricerca e di presentazione al pubblico intrapreso da CAMERA  ormai quattro anni orsono: si tratta infatti non solo della prima mostra di CAMERA dedicata a un grande maestro della storia della fotografia mondiale del XX secolo, ma anche dell’approccio nuovo a un tema così attuale come quello del ruolo della donna all’interno di ogni ambito della società, compreso quello artistico”.
Una mostra unica, dunque, sia per la qualità delle fotografie esposte, sia per il taglio innovativo nell’accostamento insieme biografico e artistico dei protagonisti di queste vicende.

La mostra è stata realizzata con la collaborazione di  numerose istituzioni e gallerie nazionali e internazionali dallo CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università degli Studi di Parma – Sezione Fotografia, all’Archivio Storico
della Biennale di Venezia – ASAC, dal Lee Miller Archive del Sussex al MAST di Bologna alla Fondazione Marconi di Milano. Realtà che hanno contribuito, tanto con i prestiti quanto con le proprie competenze scientifiche, a rendere il più esaustiva possibile la ricognizione su uno dei periodi più innovativi del Novecento, con autentici capolavori dell’arte fotografica.

Tra le fotografie esposte: Man Ray, Le Violon d’Ingres, 1924 – 1976 Cm 39 x 29,5 Courtesy Archivio Storico della Biennale di Venezia – ASAC, Venezia  © Man Ray Trust by SIAE 2019;  Man Ray,  Les larmes/Le lacrime, 1930-1932 (1976) cm 17.5 x 23 Collezione privata, Torino  © Man Ray Trust by SIAE 2019 Photo by Renato Ghiazza;  Man Ray,  The Fifty Faces of Juliet, 1941-1954 (2009) Cm 39,5 X 24 x 2,7 Collezione privata Courtesy Fondazione Marconi, Milano  © Man Ray Trust by SIAE 2019.

Condividi questo articolo

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.