POSTA DI MARZO – I nostri lettori ci scrivono
Posta di marzo. Le lettere pubblicate su IERI OGGI DOMANI, versione stampa.
Cani
e padroni
Sul mensile carignanese vorrei evidenziare una realtà molto diffusa. Premetto che i cani mi sono sempre piaciuti anche se ora, a causa dell’età ,non posso più tenerne uno ma sono ancora convinta che sia il miglior amico dell’uomo.
A pensarlo siamo in molti a Carignano perché cani se ne vedono veramente tanti, ma molto meno mi piacciono certi padroni maleducati e sporcaccioni come quello che, sicuramente la sera tardi, per essere sicuro di farla franca, porta il suo cane, probabilmente di grossa taglia, a fare la passeggiata verso San Rocco, si ferma presso villa Peliti e aspetta che depositi i suoi bisogni proprio sul muretto di recinzione e, questo si intuisce, per diverse sere. Non avrebbe neanche dovuto chinarsi troppo per raccoglierli ed invece li lascia lì e, cadendo, finiscono dove si passa con i passeggini, i carrelli della spesa ed i bambini sulle biciclettine o per mano a mamme e nonne.
Purtroppo bisogna guardare bene dove si mettono i piedi anche sui marciapiedi e sotto i portici. I responsabili sono senz’altro carignanesi perché le persone residenti temporaneamente in genere non possiedono cani.
Non sappiamo poi chi sia la causa di diversi rigagnoli che si vedono nelle strade adiacenti piazza Carlo Alberto e che non sono certo di animali.
A Carignano c’è già il problema della sporcizia causata dai colombi, molto più difficile da risolvere mentre per i cani basterebbe che tanti “signori” avessero un po’ più di senso civico e fossero meno maleducati per ritrovarci in un paese più pulito.
C’è anche chi si lamenta che le strade sono sporche, che i netturbini non puliscono, ma se si usassero gli appositi contenitori invece di buttare in terra plastica, carta, mozziconi e pacchetti vuoti di sigarette, se non si lasciassero sui davanzali, gradini e sagrato della chiesa, bottiglie, lattine, bustine di patatine, sui muretti i contenitori di pizze, non ci sarebbe bisogno che passassero altri a recuperarle .
Ricordo infine che il cane è anche sull’emblema di Carignano, voluto dai nostri progenitori
Lettera firmata
Una voce
dall’Istituto
Faccio-Frichieri
di Carignano
Sabato 2 febbraio c’è stata la festa di Santa Cecilia: al pomeriggio è stata celebrata la messa dal vescovo don Piergiorgio Micchiardi e animata dallo splendido coro di Santa Cecilia. La chiesa era piena di fedeli ed è stata una festa magnifica. Dopo la messa è stato offerto un buonissimo rinfresco nel salone delle feste.
Domenica 3 febbraio c’è stata la festa delle tessitrici; come tutti gli anni le ex tessitrici della fabbrica Bona vengono a trovare le loro colleghe più anziane che sono ospiti dell’Istituto, poiché sono rimaste molto unite, e sono persone davvero squisite. Per non far mancare niente a nessuno le tessitrici hanno donato a ciascun ospite un pacchetto di biscotti (degli ottimi savoiardi). Tutti gli anni accogliamo con gioia il loro arrivo, è un’occasione molto sentita da tutti: la festa è stata completata da canti e cori molto belli proposti dalle tessitrici.
Purtroppo questa bella festa è stata rovinata da un incidente: domenica pomeriggio sono caduta mentre ero in bagno, e hanno dovuto tirarmi fuori per i piedi da sotto al lavandino! Pensavo di non essermi fatta niente ma all’ospedale mi hanno detto che avevo quattro costole rotte. MI hanno dato una prognosi di un mese, ma per fortuna mi sono ripresa abbastanza in fretta, anche se in quei giorni non potevo fare niente. Adesso va meglio e riesco a girare di nuovo sulla mia carrozzina.
Ho ricevuto anche una bella notizia: a gennaio a Carmagnola hanno inaugurato Casa Roberta, un istituto dedicato alla cura dei disabili nuovo di zecca. Questa casa è stata completata grazie all’aiuto economico di moltissime persone e associazioni, e qui vengono ospitati molti ragazzi disabili. Mi chiedevo come mai a Carmagnola c’è molta attenzione per i disabili mentre a Carignano si stenta un po’.
In questi giorni poi le animatrici ci stanno facendo preparare i disegni con le maschere di Carnevale, per dare un tocco di allegria all’Istituto: non vediamo l’ora di accogliere la Castellana, il Siniscalco, i capicarro e tutti i carnevalanti con la loro allegria! Quando vengono a trovarci ci portano sempre le bugie e dolci vari, per festeggiare insieme, ed è sempre un momento molto gradito. Durante la sfilata del Martedì Grasso, come gli altri anni, noi ospiti usciamo nel cortile e tutti i carri passano a salutarci, fermandosi apposta per noi.
Lunedì 25 febbraio sono venuti i bambini della scuola materna a trovarci; abbiamo fatto insieme i disegni delle maschere e noi ne abbiamo regallato uno a ciascuno di loro da portarsi a casa.
Arrivederci e alla prossima!
Lidia Dettoni
Ricordi
della Bona
che si perdono
nel tempo
Sono nata a Piobesi Torinese il 10 febbraio 1926 e a 12 anni sono andata a vivere a Carignano con mia mamma, mia sorella e mio fratello; loro erano più piccoli di me e, essendo morto mio papà per ferite riportate dalla guerra, ho avuto il permesso di lavorare in quanto diventata capo famiglia.
Ho lavorato alla Copeca (una fabbrica di pellicceria e conceria) e i loro gestori erano (1938) Nando e Mario Gandiglio e il cognato Giorgio Pivano. Adesso posso dire di essere l’ultima superstite di quella ditta, i cui proprietari erano i signori Hirs, da cui allora percepivo 9 lire al giorno.
Sono entrata nel Lanificio Bona nell’aprile del 1940,mi aveva assunto l’ingegner Turri e h passato tutta la guerra sotto i bombardamenti.
Il Lanifcio Bona aveva allora circa mille operai, c’erano i reparti di carderia e filatura, nell’1 e nel 2 si lavorava il bismuto (lana); nel Candido la stoffa e si confezionavano i vestiti per il papa e gli alti prelati: si lavorava vestite di bianco e le macchine erano chiuse da vetri.
Quando è nata la signora Patrizia Bona, e mi stupisce che nessuno mai lo abbia ricordato, sua mamma Rosettina ci ha pagato la giornata doppia perché, avendo già tre figli maschi, aveva fatto il voto alla Madonna che se fosse nata una bambina avrebbe raddoppiato la paga della giornata a tutti. Un grazie di cuore a lei perché in questo modo anche mia mamma e mia sorella hanno ricevuto un regalo..
Anche mio marito per un po’ di tempo ha lavorato alla Bona, al “diavoletto”, e mi fa piacere che tuttora c’è una foto nel Municipio.
Ormai operai della Bona ne sopravvivono pochi e i ricordi, purtroppo, si perdono nel tempo.
Francesca Baretta
POSTA MARZO 2019 – Ieri Oggi Domani
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